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Nel 2070 trentadue piemontesi ogni 100 avranno più di 65 anni

Nel 2070 trentadue piemontesi ogni 100 avranno più di 65 anni

DEMOGRAFIA Dopo millenni di supremazia i Paesi occidentali sembrano andare incontro a drastiche trasformazioni, a cominciare dai dati demografici, sui quali incidono le migrazioni, il calo delle nascite, le crisi.

Succede anche nel microcosmo della Granda. Per questo, il consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero nel 2021 ha attivato una serie di progetti nell’ambito dell’assistenza tecnologica alla terza età. Dopo questa iniziativa molte energie sono state mobilitate e altri hanno rinvigorito lo slancio. Tanto che a fine 2022 il consorzio del Cuneese ha presentato una ricerca dal titolo Cuneo 2040 utile ad analizzare gli andamenti della popolazione nello scenario del futuro.

Il presidente Giancarlo Arneodo spiega: «Per rivedere una serie di attività in modo da renderle più aderenti ai nuovi bisogni occorre una visione a lungo termine. Per programmare occorre partire dall’analisi dell’esistente, ragionando sugli scenari demografici, sociali e normativi del medio periodo. Se la pandemia ha spostato l’attenzione sulle emergenze, ha reso ancora meglio evidente il cambiamento in atto».

Secondo le proiezioni presentate da Elisabetta Cibinel, ricercatrice del Laboratorio percorsi di secondo welfare, nel 2070 in Piemonte la popolazione con oltre 65 anni potrebbe superare il 32,8% del totale, mentre oggi si ferma al 23% come già indicavano le previsioni degli anni Duemila, allora riprese da Gazzetta d’Alba. Intanto, già nel 2030 si arriverà al 26,2%. A causa del progressivo invecchiamento, la popolazione subirà anche un calo: a Cuneo si prevede -1,4% entro il 2025 e -2,2% entro il 2030. In Piemonte queste percentuali arriveranno rispettivamente a -2,3% e -4%. Riflettendo sulla Granda significa che entro otto anni potremmo perdere circa tredicimila persone. Peraltro, anche il saldo migratorio subirà rallentamenti. Se in questo momento si assesta a un tasso di 3,7 punti, nel 2070 arriverà a 3,3. Significa che in Piemonte saranno sempre di più le cancellazioni all’Anagrafe – e dunque più persone che scelgono di emigrare – rispetto alle iscrizioni. Mancando molte famiglie immigrate, tendenzialmente più giovani di quelle autoctone, l’età media della popolazione piemontese aumenterà: nel 2070 arriverà infatti a 50 anni, dunque circa 2,4 anni in più rispetto a questo momento.

Vivremo fino a 88,5 anni ma avremo bisogno di assistenza

L’unico dato positivo in questa prospettiva futura disegnata per il Piemonte riguarda la longevità: anche in virtù dell’incremento delle tecnologie e del miglioramento delle competenze mediche, l’aspettativa di vita media alla nascita arriverà in regione a 88,5 anni nel 2070, contro gli 84,8 attuali. I ricercatori osservano tuttavia che questi andamenti provocheranno un aumento progressivo degli indici di dipendenza strutturale degli anziani sia nel territorio cuneese che piemontese: significa che le esigenze di cura aumenteranno e bisognerà reimpostare la società e i servizi in modo da garantire un’assistenza che non si limiti al quotidiano o alle situazioni di acuzie, ma anche alla sfera psicologica e relazionale, oltre al mantenimento del benessere nelle situazioni di cronicità conclamata.

Il rapporto con la vita e con la morte dovrà mutare, la fragilità (sovente negata da una società più propensa alla prestazionalità che alla cura) dovrà essere reintegrata nel quadro psicologico collettivo come una variabile intrinseca alla vita, abitabile in maniera “sana” e non più soltanto come qualcosa che terrorizza.  

Quando la tecnologia aiuta gli anziani a stare meglio e a essere solidali tra di loro

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I totem per aiutare le persone a curarsi da casa, restando in contatto con un medico o un operatore, non sono un’invenzione recente per l’Asl Cn2: li ha adottati per primo Giusto Viglino, direttore del reparto di nefrologia. Ma potrebbero rappresentare il nuovo volto dell’assistenza.

«Creare piazze virtuali in cui gli anziani possano trovare occasioni di socialità e aiuto, innescando un’economia di scala sostenibile: in questo modo, infatti, nel lasso di tempo in cui un sanitario riesce a seguire una persona, può assisterne sei. Per questo ringraziamo il nostro partner, Tesisquare, che ha realizzato i totem installati nelle abitazioni». Lo dice Roberto Passone, presidente dell’Unione Comuni della Langa e del Barolo, nel commentare il progetto di teleassistenza integrata già avviato lo scorso anno. Prosegue Passone: «Le risposte degli anziani sono state positive. Gli operatori sanitari hanno riscontrato miglioramenti su molteplici livelli. Siamo oggi al termine della prima fase sperimentale e cercheremo di rendere l’azione strutturale sia a scopo domiciliare che comunitario, visto che in una sola stanza può radunarsi un gruppo di persone, collegandosi con l’assistente di cui necessita. Bisogna reinventarsi, perché i problemi cambiano e la tecnologia migliora. Unendo due dimensioni – la medicina e l’informatica – possiamo raggiungere grandi risultati. Auspichiamo l’arrivo della banda larga in tutti i Comuni, perché nessuno venga escluso dalla possibilità di connettersi».

Per quanto riguarda gli anziani non autosufficienti residenti sul territorio, il problema, dice ancora il presidente, «è riuscire a coprire i bisogni con il personale che abbiamo. Ma con il Piano nazionale di ripresa e resilienza possiamo trovare importanti risorse, soprattutto per implementare i prodotti tecnologici».

Anche il direttore del consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero Marco Bertoluzzo è convinto: «Si tratta di una metodologia sviluppata meglio durante il periodo del Covid-19, quando l’isolamento ha costretto a inventare nuove soluzioni. Mol-
ti anziani vivono in frazioni o piccoli Comuni e ci servono differenti modalità d’interazione. Il progetto ha funzionato bene, nonostante i dubbi. Ci chiedevamo se i nostri utenti sarebbero stati in grado di gestire la novità. Ma, grazie alla semplicità del totem adottato, tutti ci sono riusciti. Una signora, anzi, ha commentato: “Questo progetto mi ha cambiato la vita, perché adesso posso parlare con qualcuno almeno due volte alla settimana”. La connessione infatti consente di occuparsi non solo del monitoraggio dei parametri di salute ma di avviare conversazioni, lezioni di ginnastica, esercizi di allenamento cognitivo, corsi e attività varie. È poi possibile osservare l’ambiente dell’assistito, visto che la telecamera è molto potente. Un altro aspetto interessante ha riguardato alcuni anziani che hanno usato i totem per comunicare tra loro e stringere relazioni. Dopo i primi accessi sono andati a cena insieme e ora si tengono davvero compagnia».

Ma il presente della Granda disegna una provincia multiculturale e più giovane del resto del Paese

Nel 2070 trentadue piemontesi ogni 100 avranno più di 65 anni 2Se il futuro sembra orientato verso una crescente longevità, ma anche verso un’aumentata non autosufficienza degli anziani, qual è invece il volto del presente? Quali sono le risorse e le criticità in provincia di Cuneo?

Secondo i dati presentati dal Laboratorio percorsi di secondo welfare durante il lancio del progetto Cuneo 2024 (si veda anche la pagina accanto), emerge come il saldo migratorio (la differenza tra immigrati ed emigrati da una determinata area, calcolato su un certo periodo di tempo standardizzato, per mille abitanti) in provincia di Cuneo sia pari a 3,9, molto più alto cioè rispetto a quello del Piemonte (1,7) e dell’Italia (1). Significa che la Granda si configura come un’area sociale e occupazionale molto attrattiva, in grado dunque di compensare in minima parte l’invecchiamento generale della popolazione con nuove energie, aprendosi alla multiculturalità e all’inclusione.

Un secondo dato importante riguarda il tasso di natalità. L’indicatore esprime il rapporto tra il numero dei nati dell’anno e il numero della popolazione residente. In provincia di Cuneo questo indicatore è pari a 7,3, contro una media italiana del 6,8 e un dato piemontese pari al 6,2. Se nel paragone con i territori il parametro è considerato positivo, il problema emerge nel confronto con il passato: nel 2011, infatti, il tasso di natalità nella Granda arrivava a 9,1; le donne fanno sempre meno figli e il grafico dei neonati segue una linea discendente.

Grazie alla condizione socioeconomica favorevole, la provincia di Cuneo risulta peraltro più longeva (aspettativa di vita pari a 84,8 anni contro una media italiana di 84,7) e anche più giovane: sul territorio l’età media è pari a 46,3 anni (era a 44,5 dieci anni fa), mentre in Piemonte sale a 47,6 (era 45,4 nel 2011).

Invecchiando, tuttavia, per la popolazione aumentano le difficoltà relazionali e i problemi di salute. A dimostrazione di questa tesi, in provincia di Cuneo l’indice di dipendenza degli anziani – che esprime il rapporto tra la popolazione degli over 65 anni e quella in età lavorativa (15-64 anni) – nel 2022 è pari a 39,4, mentre si fermava a 34,6 nel 2011. La “colpa” di questa situazione è in un sistema che tende a isolare i fragili piuttosto che a integrarli. Impostando il funzionamento generale su criteri di produttività, chi non risponde a determinati requisiti viene considerato un peso. Un approccio capace di valorizzare le risorse correlate all’invecchiamento come il patrimonio di esperienza e saggezza è una strada possibile per trasformare la difficoltà in nuova risorsa.

Molto si è comunque fatto per la terza età negli ultimi anni. Dal 2021 è attivo il progetto di teleassistenza integrata, che unisce il consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero e l’Unione dei Comuni della Langa e del Barolo, stimolati da un bando della fondazione Cassa di risparmio di Cuneo.

Il progetto pilota punta ad aumentare, ricostruire e rinforzare i legami e le relazioni tra i soggetti beneficiari e ambisce a ridurre l’isolamento sociale, senza sostituirsi al servizio di assistenza domiciliare già attivo e al ruolo della famiglia di origine. Attraverso un totem digitale vengono effettuate videochiamate che mettono in comunicazione l’operatore e un gruppo di sei anziani, come spieghiamo anche nell’articolo a fondo pagina. Le attività vengono svolte da specialisti diversi: sono partner del progetto anche l’Asl Cn2 e la Struttura universitaria di igiene e scienze motorie (Suism).  m.v.

Matteo Viberti

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