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Le macerie del male nascondono la nostra santità

PENSIERO PER DOMENICA – SECONDA DEL TEMPO ORDINARIO – 15 GENNAIO

Nel lavoro e nella concretezza familiare, dopo le feste natalizie, siamo tornati ai ritmi – forse non sempre esaltanti – della vita ordinaria. Anche nella liturgia riprendiamo il tempo ordinario, meno solenne, ma di cammino in avanti. Le letture della Messa domenicale ci propongono un duplice itinerario: l’inizio della vita pubblica di Gesù e i primi passi della comunità cristiana di Corinto. Possiamo scegliere l’uno o l’altro percorso o anche di camminare su entrambi. 

Per riconoscere Gesù ci vuole l’occhio di Isaia. Gli inizi sono sempre problematici, anche per Gesù. Muovendo i primi passi come predicatore era un “signor nessuno”, il “figlio del carpentiere”, secondo un costume che identificava i figli a partire dai padri. Quale indizio cercare per riconoscere Gesù? Secondo Isaia (49,3-6), che parlava al popolo schiavo a Babilonia, qualcuno che porti luce nel buio della storia, uno spiraglio di speranza ai prigionieri. In un mondo che brancola nelle tenebre – pensiamo all’Ucraina, dove le linee elettriche sono bombardate o alle aree povere dell’Africa dove le linee elettriche non esistono! – il Vangelo di Gesù può offrire la luce della pace e della solidarietà. 

Gesù viene battezzato nel Giordano da Giovanni Battista, illustrazione del pittore Stepan Zavrel.

Servono mediatori come Giovanni Battista. È difficile arrivare a incontrare Gesù da soli. Anche l’incontro con il Gesù storico è stato spesso mediato e favorito da figure terze. Oggi incontriamo il più importante di questi testimoni, Giovanni Battista. È curioso notare che nel Vangelo di Giovanni (1,29-34) l’evento del battesimo di Gesù non viene descritto ma raccontato, da Giovanni Battista. Egli presenta il suo battesimo di penitenza per la cancellazione dei peccati come anticipazione della missione di Gesù, l’Agnello di Dio «che toglie il peccato del mondo». Duemila anni dopo la nascita di Gesù, siamo ancora in attesa di qualcuno che tolga il peccato del mondo. Purtroppo, la sensazione che abbiamo è che il male del mondo aumenti, anziché diminuire. 

Paolo ci ricorda che siamo già santi. L’apostolo (1Cor 1,1-3), rivolgendosi a una comunità con tante tensioni interne e problemi, non ha timore a chiamare i Corinzi «santi per chiamata». Nella Chiesa il culto dei santi ha un grande ruolo e la spiritualità cristiana invita a diventare santi. Sarebbe bene ricordare che, in realtà, santi lo siamo già tutti, perché Gesù ha già tolto il peccato dal mondo. Dobbiamo solo crederci e, come ci ha ricordato Etty Hillesum, spazzare via dalla nostra vita il fango e le macerie del male che nascondono il nostro vero essere.

Lidia e Battista Galvagno

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