Apre Doppio & gioco, la mostra di Aganahuei

Apre Doppio & gioco, la mostra di Aganahuei
Una delle opere giovanili di Bruno Sacchetto

ALBA “Doppio & gioco” è la mostra allestita da Aganahuei nelle sedi di via Zara 5 e corso Torino 18. L’inaugurazione è prevista per sabato 18 marzo alle 18: in esposizione ci saranno quaranta opere giovanili di Bruno Sacchetto. Le visite saranno possibili fino al 13 aprile, su prenotazione in via Zara (telefonare al 335-69.37.649) e dalle 8 alle 20, dal lunedì al venerdì, in corso Torino.

L’artista, fondatore del collettivo artistico con Pietro De Carolis, è nato a Bra nel 1955 e da sempre risiede a Pollenzo. «I disegni esposti sono tutti in piccolo formato», spiega, «eccetto un lavoro che misura circa un metro e 80 di altezza, con colori e pezzi di legno incollati, sullo stile di Rauschenberg. È una personale un po’ datata, ho realizzato le opere dal 1980 al 1983. Le conservavo in una cartellina, Pietro De Carolis le ha viste e ha voluto farne una mostra. Il periodo è molto concentrato e, in precedenza, i lavori erano stati esposti in una sola occasione, alla libreria La torre, sempre in quel periodo. Ci sono disegni in tecnica mista e papiers collés». L’ispirazione venne «da un soggiorno a Parigi, le opere hanno rimandi pseudo cubisti molto informali, con soggetti astratti. Li notò Giorgio Gallizio e se ne innamorò, in quei disegni rivedeva quanto fatto da suo padre. Iniziammo un percorso insieme; successivamente mi allontanai da quel tipo di pittura, ma restammo in ottimi rapporti e lui continuò a seguirmi. Volevo cercare la mia strada, non percorrere quella già tracciata. Sottotraccia, comunque, rimane sempre qualcosa dei percorsi precedenti».

Negli anni successivi, spinto anche dall’incontro con De Carolis, Sacchetto inizia a usare sempre più il digitale per le proprie creazioni, arrivando all’arte industriale di Aganahuei. «Con ciò che teorizzò Pinot Gallizio c’è in comune solo il nome. Il nostro non è un atto provocatorio o una ribellione per sovvertire il sistema, non abbiamo velleità di questo tipo. Anche se, senza volerlo, uno scontro con il sistema arte, che vorrebbe ancora il pittore bohemien chiuso in soffitta, c’è».

Davide Barile

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