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Adriana Zarri, il diario giovanile della teologa vissuta come un’eremita

Adriana Zarri, il diario giovanile della teologa vissuta come un’eremita

ALBA La mia voce sa ancora di stelle. Diari 1936-1948 è l’ultimo libro di Adriana Zarri, la teologa morta nel 2010 che visse l’ultima parte della vita in campagna, lontano dal consorzio umano, rimanendo a contatto con la natura e con la propria spiritualità. Il volume è uscito il 26 aprile ed è curato dall’albese Francesco Occhetto, pubblicato da Einaudi.

Al lavoro editoriale verrà dedicata la serata del festival Aspettando profondo umano proposto dalla corale Intonando venerdì 28 aprile alle 21, nella chiesa della Natività di Maria a Mussotto (ingresso libero). Con Occhetto interverrà il teologo don Paolo Scquizzato. Nel corso della la serata sarà approfondita la storia di Adriana Zarri, autrice che ha esplorato il rapporto tra uomo e religione, gli antri più profondi del sentire esistenziale e il rapporto con il mistero del divino.

Adriana Zarri, il diario giovanile della teologa vissuta come un’eremita 1
Francesco Occhetto

Tra le sue opere si ricordano Nostro signore del deserto, Erba della mia erba e Un eremo non è un guscio di lumaca. «Adriana Zarri fu una delle poche donne che nel Novecento riuscì a far sentire la propria voce all’interno della Chiesa italiana, partecipando in prima persona al dibattito ecclesiale, sociale e politico, e godendo di una certa notorietà per le sue posizioni militanti, libere e spesso molto critiche», spiega Occhetto. «Fu una delle madri e scrittrici sul Concilio Vaticano II, decise di dedicare la propria vita alla ricerca di Dio e della propria fede, pur vivendo l’esigenza di una spiritualità nuova, senza riconoscimenti di status sociali e religiosi».

Occhetto, qual è la narrazione contenuta nelle pagine del volume che verrà presentato ad Alba?

«È custodita la storia di un’anima che desidera raccontare sé stessa, le proprie metamorfosi, le proprie ombre e luci; ma è anche la restituzione di un mondo estetico molto ricco e stratificato. Tra le pagine è narrata la nascita di una giovane donna che sceglie in un primo tempo di essere teologa, e poi scrittrice ed eremita. Nel suo eremitaggio Zarri scoprirà una connessione col cosmo attraverso il vivere quotidiano, nella semplicità di tutti i giorni, coltivando piante e allevando animali, e rivendicherà lo spirito rivoluzionario e anticapitalistico di questa scelta. L’autrice scelse una vita spogliata di condizionamenti della società e della cultura, priva di orpelli e sovrastrutture. I diari sono testimonianza della presa di coscienza di questa vocazione mistica e spirituale, e dall’altra dell’esigenza di scrivere pagine autonome, libere, per arrivare a un pubblico, il più vario possibile».

L’opera però non si limita all’aspetto spirituale, contiene anche una tensione sociale, un istinto alla militanza e alla critica politica. Cosa ne pensa?

«In queste pagine Adriana Zarri non propone soltanto i propri dialoghi mistici interiori: capisce che è una donna e in quanto tale non può rinunciare al proprio sentire viscerale e femminile. Questa consapevolezza nel corso della sua vita e nel racconto dei diari si trasforma in una vera e propria lotta per l’emancipazione, nella difesa dei diritti e nella costruzione di una maggiore uguaglianza di genere. L’autrice scrive di dover lottare per affermare le proprie idee, le proprie opinioni non soltanto in ambito ecclesiale ma in senso sociale più ampio. La difesa della libertà di espressione delle donne sarà una costante della parabola esistenziale di Zarri. Infine, c’è il lato estetico: nei diari emerge l’identità di scrittrice, le pagine sono percorse da una ricerca stilistica e letteraria tutt’altro che scontata, i diari sono una testimonianza concreta della precocità del talento artistico sottostante». 

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Matteo Viberti

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