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Il lavoro viaggia on-line tra contratti più precari, tecnologia e opportunità

I legami frutto della solidarietà sono un valido vaccino sociale

IL REPORTAGE «Ho studiato economia, ma lavoro come insegnante di musica. Ho cioè trasformato la mia passione in professione. Non me l’aspettavo: volevo impegnarmi per i diritti umani in qualche nazione estera, ma gli stipendi erano troppo bassi e non volevo lasciare la mia fidanzata in Italia. In alternativa, all’estero, ho provato a presentare domande di lavoro, forte della mia laurea, ma trovavo soltanto studi di commercialisti a 600 euro al mese per 40 ore la settimana».

Parla Amedeo, un ragazzo di 27 anni, originario di Cinzano, che oggi vive a Bra. Prosegue il giovane: «Un giorno, cercando annunci di lavoro on-line, sono incappato in alcune righe che hanno colpito la mia attenzione: “Cercasi artista che sappia suonare il basso, l’armonica e la batteria”. Era una strana richiesta: chi poteva conoscere quei tre strumenti, tutti insieme? Io, per esempio. Lo ritenni un segno del destino. Inviai la mia candidatura. Era una scuola di musica, in cui mi trovai benissimo e iniziai a insegnare. Dopo alcuni anni mi sento realizzato e penso che la laurea in economia abbia rappresentato una bella parentesi di vita. Adesso non ho più voglia di precarietà, di essere sottopagato, di sentirmi sminuito. Meglio fare qualcosa che mi piace, con un contratto stabile. Eppure, l’impegno è tanto. Sono operativo pure il sabato; così, la domenica devo incastrare tutte le incombenze della vita. Non è semplice trovare un equilibrio».

Lavoro su internet

La testimonianza “positiva” si inserisce in un mondo del lavoro che tende a polarizzarsi lungo due dimensioni: o è assente – disoccupazione, precarietà, sfruttamento – o è iperpresente, totalizzando l’interezza del tempo e prosciugando le energie. Al quadro va aggiunta la componente tecnologica: Internet è diventato il luogo in cui datori e lavoratori si incontrano con assiduità. Questo universo parallelo, pur offrendo nuove occasioni, non è affatto meritocratico. Ad aprile l’Istituto di ricerche economico sociali (Ires) del Piemonte ha pubblicato un’analisi: La domanda di lavoro on-line. Il report analizza le offerte pubblicate sulle piattaforme Internet, dipingendo un quadro del 2022 in profondo cambiamento. Spiega la ricercatrice di Ires Luisa Donato: «Gli annunci sulle piattaforme Web rappresentano una delle modalità con cui i datori di lavoro cercano personale ed è bene ricordare che tramite questo strumento transitano soprattutto alcune specifiche professioni, in alcuni settori più che in altri. Tuttavia, il canale occupa uno spazio sempre più consistente nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro in Piemonte».

Analizzando i numeri, emerge come nel 2022 sia incrementato l’utilizzo del Web per attività di reclutamento in maniera esponenziale. Nel 2021 gli annunci on-line erano 187.089, ma nel 2022 arrivano a 256.359 (in media si tratta di oltre 700 pubblicazioni al giorno), con un tasso di crescita annuale del 37%. La cifra relativa all’anno appena trascorso colloca il Piemonte al quarto posto in Italia, superato da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Nel 2020 il dato degli annunci digitali era pari a 136mila, nel 2017 erano 68mila. I settori che più utilizzano il canale on-line sono i servizi (48%), l’industria (32%) e il commercio (9%).

Che cosa vuol dire

Che cosa significano queste cifre? Una società sempre più tecnologizzata tende a spostare sugli schermi ciò che prima avveniva di persona, sulle bacheche, attraverso il passaparola. Per reinventare il proprio futuro bisogna sapere navigare i siti Internet, impostare ricerche e cliccare le giuste finestre. Questa spersonalizzazione del luogo d’incontro tra domanda e offerta porta alcuni vantaggi, ma anche molti svantaggi, come l’impossibilità di costruire percorsi di ricerca occupazionale cuciti sulle specificità individuali. Se le competenze vengono valutate sulla base di un profilo virtuale, è probabile che molte sfumature vengano smarrite nella fase di selezione. Inoltre, come spiega Donato, attraverso il digitale è possibile trovare posti di lavoro relativi ad alcune professioni, ma non ad altre. Per esempio, le specializzazioni scientifiche sono molto ricercate, così come gli addetti alla logistica e spostamento merci. Per chi ha competenze e profili di studio elevati, inoltre, vengono offerti contratti più stabili a patto venga dimostrata un’esperienza pregressa. A chi invece mostra curricula meno qualificati vengono offerti contratti temporanei, anche senza esperienza». La precarietà è ancora diffusa e colpisce soprattutto le categorie più deboli: chi non ha titoli di studio elevati, i più giovani, chi occupa le posizioni più basse. Questa disuguaglianza si traduce in una difficoltà esistenziale diffusa, che crea disparità sociale ed esclusione. I contratti permanenti sono offerti a una quota limitata di qualifiche, quasi fosse un privilegio: il 15% delle posizioni stabili è legata agli ingegneri, il 12% agli addetti a mansioni amministrative ed esecutive e solo il 4% a chi si occupa di spostamento e spedizione merci.

La richiesta odierna

Tornando agli annunci on-line, le professioni più richieste in Piemonte sono quelle scientifiche (19%): ingegneri, sviluppatori di software, analisti di sistema, specialisti di pubblicità e marketing, analisti di gestione e organizzazione. Seguono le professioni non qualificate (17%): addetti allo spostamento e spedizione merci, personale per le pulizie, garzoni di cucina e manovali di edilizia. Al terzo posto compaiono le professioni tecniche intermedie (16%): disegnatori industriali, segretari, agenti commerciali, contabili. La lista si conclude con le attività commerciali e i servizi (12%), gli artigiani e operai specializzati (11,5%) e gli impiegati d’ufficio (11%). Delle percentuali più contenute si rilevano per dirigenti, conduttori di impianti e addetti al montaggio. Infine, si rileva pure l’aspetto geografico: «Uno dei principali fattori che e-
mergono dall’analisi», prosegue la ricercatrice Donato, «è la capillarità su più Comuni del Piemonte dell’utilizzo, da parte dei datori di lavoro, delle piattaforme on-line per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta».

La Granda è seconda

Stringendo il focus territoriale, emerge come nella provincia di Cuneo lo scorso anno siano stati pubblicati circa 31mila annunci sul Web. La Granda si colloca così al secondo posto in Piemonte, ma si cercano prevalentemente professioni non qualificate (22,9%). La più richiesta è quella degli addetti alla spedizione merci (con 2.540 annunci), seguita dagli assistenti alle vendite (1.300). Donato: «Si tratta di profili in cui si osserva una maggior offerta di contratti temporanei, poiché più soggetti all’andamento della domanda di prodotti e servizi. Tra le competenze segnalate si registrano il saper utilizzare dispositivi palmari (cioè competenze digitali, ormai presenti in tutte le professioni), eseguire operazioni di magazzino, preparare gli ordini da spedire, saper guidare e rifornire scaffali».

Il mondo degli annunci digitali si configura quindi come una finestra eloquente sulle evoluzioni del lavoro, che tende a privilegiare gli aspetti operativi della vita a discapito di quelli umanistici, sociali e creativi. Tuttavia, investire sulla funzionalità della macchina sociale ha i suoi vantaggi, ma rischia di rimuovere parti importanti dell’identità collettiva.

Roberto Aria

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