Ultime notizie

La parola di Abitare il piemontese è ancioa: acciuga o metafora di individuo magro, sparuto, stipato in mezzo ad altri

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 13

ABITARE IL PIEMONTESE Pur non bagnato dal mare, il Piemonte vanta tra i suoi cibi tipici le ancioe (o anciove). L’importazione delle acciughe era un pretesto per commerciare sale evitando di pagarne gli elevati dazi: mastelli pieni di sale erano ingegnosamente coperti uno strato di acciughe, per illudere i gabellieri al momento del controllo che il contenuto fosse quel pesce. Qualcuno sostiene anche che furono complici anche i saraceni: nelle loro invasioni abituarono la civiltà piemontese ad alimentarsi con questo prodotto.

Per ovvie ragioni in piemontese mancano molte espressioni marittime, ma non ancioa, assonante con altre lingue (celtico: anchova; provenzale: anchoyo; catalano: anxova; francese: anchois; inglese: anchovy). L’acciuga crea anche similitudini! Esse magher pai ëd n’ancioa (essere magro come un’acciuga per la sua forma stretta e lunga); esse sgnacà pai ‘d n’ancioa (essere schiacciato come un’acciuga, nei contenitori le acciughe si presentano stipate, compresse tra loro) e così via con le filastrocche: Maté, Matè o ȓ’ava doi dné, catasse n’ancioa, o ‘s bërlica ‘ȓ papé.

Pjé ȓ’ancioa, significa invece arrivare ultimi. Nei giochi campestri esistevano diversi livelli di premio: l’acciuga era ironicamente destinata al fanalino di coda. C’è chi fa risalire il detto al tempo di Vittorio Amedeo I di Savoia: a una corsa di cavalli stabilì che l’ultimo arrivato avrebbe ricevuto un’acciuga. Altri sostengono che effettivamente l’acciuga fosse metafora, simbolo degli ultimi, i più poveri. Beppe Fenoglio, in un passaggio della sua Malora scrive così: …a mezzogiorno come a cena passavano quasi sempre polenta da insaporire strofinandola a turno contro un’ acciuga che pendeva per un filo della travata; l’acciuga non aveva più nessuna figura di acciuga e noi andavamo avanti a strofinare ancora qualche giorno…

A Dronero, in val Maira c’è la fiera degli acciugai, gli ancioé, poiché da quelle vallate partirono alla volta dei mercati piemontesi e non solo. Il giro dell’acciugaio è un’esperienza densa di significato su quel sentiero che ha accolto sacrifici e riscatti, su quel sentiero che fa ritorno a Codighiu nel tempo del sempre. La storia dell’ancioa non è una storia qualunque: è la sintesi del mondo.

Paolo Tibaldi

 

Banner Gazzetta d'Alba