Ultime notizie

Urne aperte in Turchia per il ballottaggio presidenziale

Turchia: Erdogan conquista la maggioranza in parlamento, ballottaggio per la presidenza

Riccardo Gasco, albese, segue le elezioni in Turchia per il suo dottorando in relazioni internazionali all’Università di Bologna. In passato ha vissuto tre anni a Istanbul. Ora si trova in Anatolia da febbraio, arrivato subito dopo il terremoto.

POLITICA INTERNAZIONALE In seguito alle elezioni del 14 maggio, nessuno dei candidati alla presidenza è riuscito a raggiungere il 50% dei voti necessari per una vittoria al primo turno. Si svolgerà quindi oggi, domenica 28 maggio, il ballottaggio tra Recep Tayyip Erdogan e Kemal Kilicdaroglu che hanno ricevuto nel primo turno rispettivamente il 49,5% e il 44,8%. Risultato diverso invece per il parlamento dove la coalizione guidata dall’attuale Presidente ha raggiunto la maggioranza dei voti attestandosi 323 parlamentari contro i 277 dell’opposizione guidata dal Partito repubblicano del popolo, considerato di centro sinistra e associato del Partito socialista europeo.

Il terzo candidato alla presidenza durante il primo turno ed ora escluso, Sinan Ogan, che aveva raggiunto il 5,1% dei voti ha invece dichiarato il proprio supporto per Erdogan invitando coloro che avevano votato per lui durante il primo turno a votare per l’attuale presidente. Ogan, esponente dell’ultra nazionalismo turco ha portato avanti una campagna elettorale improntata al rimpatrio dei rifugiati che si trovano attualmente nel paese. La Turchia è il paese al mondo che ospita il maggior numero di rifugiati, secondo i dati dell’Unhcr sono oltre tre milioni e mezzo i rifugiati siriani.

È proprio quella dei rifugiati la tematica principale su cui si sono svolte le ultime due settimane di campagna elettorale. Dalle urne del 14 maggio è emersa una grande ondata nazionalista che pochi erano stati in grado di prevedere. La questione dei rifugiati siriani è una tematica su cui i due contendenti hanno idee pressoché uguali. Entrambe le coalizioni hanno promesso di rimandare indietro i siriani nel giro di uno o due anni nel caso in cui vengano eletti. Nonostante la promessa, un piano di rimpatrio massiccio sembra un’opzione improbabile e che incontrerebbe troppe difficoltà.

Quella delle ultime due settimane, è stata una campagna elettorale che si è giocata sulla componente più nazionalista dell’elettorato e che ha visto l’opposizione passare da una retorica inclusiva e depolarizzante ad una molto più aggressiva. Durante la settimana scorsa, sono iniziati a spuntare dei manifesti elettorali che ritraevano il candidato dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu con una scritta “I siriani andranno via”. La svolta dialettica in chiave anti-immigranti del Partito repubblicano del popolo (Chp) ha fatto storcere il naso alla componente più progressista del partito.

I fattori che si pensavano potessero giocare a favore dell’opposizione come gli elevati livelli di inflazione e le conseguenze del terremoto non si sono in realtà rivelati fattori in grado di diminuire sostanzialmente il supporto per l’attuale presidente. Tanti elettori sono convinti che nonostante le diverse problematiche che sta attraversando il paese, Erdogan rimanga la persona più adatta per risolverli.

È invece riuscito a ottenere il sostegno del Partito della vittoria Kemal Kilicdaroglu, partito ultra nazionalista che è stato fondato in seguito ad una scissione avvenuta nel Buon partito guidato da Meral Aksener, partito della coalizione dell’opposizione del “tavolo dei 6”. Non è ancora chiaro al momento quanto l’opposizione potrà beneficiare da un tale endorsement.

Riccardo Gasco (in primo piano a sinistra) durante il comizio finale di Erdogan.
Riccardo Gasco (in primo piano a sinistra) durante il comizio finale di Erdogan.

Le urne, in cui sono chiamati a votare circa 64 milioni di persone, chiuderanno alle 17 ora locale (16 in Italia) e i conteggi inizieranno immediatamente. A differenza di due settimane fa, i risultati si potrebbero conoscere molto prima, intorno alle 9 di sera.

Tutto fa pensare che l’attuale presidente possa andare verso una riconferma alla guida del paese. A prescindere dal candidato che riuscirà ad assicurarsi la presidenza per i prossimi cinque anni, le sfide che attendono la Turchia sia di politica interna che estera, sembrano avere tutte le caratteristiche per dar vita ad un periodo post-elettorale non senza complicazioni.

Riccardo Gasco

Banner Gazzetta d'Alba