Ultime notizie

Dice Giacchino: su Egea è il momento che il pubblico batta un colpo

Dice Giacchino: su Egea è il momento che il pubblico batta un colpo

L’INTERVISTA Pier Giorgio Giacchino – già sindaco di Camerana, presidente dell’unione montana Alta Langa e del- l’Acquedotto delle Langhe, oltre che assessore provinciale e molto altro – ha palesato a Pierpaolo Carini, amministratore delegato di Egea fin dal 2020 l’inopportunità di talune strategie aziendali. Gazzetta d’Alba ha pubblicato una sua lettera aperta e ora lo risente per fare il punto, trascorsi due mesi di “si dice” e nell’imminenza d’importanti cambiamenti per la società.

Sono passate otto settimane dalla pubblicazione della sua lettera all’ingegner Carini, ma tutto tace. Che ne dice, Giacchino?

«Credo che a parlare sia proprio il silenzio, se riferito all’assenza di riscontri pubblici. In realtà, ho ricevuto una quantità di commenti personali, in gran parte di sindaci – telefonate, messaggi, incontri – con una condivisione che ognuno aveva maturato da tempo, ancorché in riservatezza quasi assoluta».

Dice Giacchino: su Egea è il momento che il pubblico batta un colpo 1
Pier Giorgio Giacchino

Lei ha fatto da tempo una previsione precisa su Egea. Come le è stato possibile?

«Le debolezze e gli scenari che si stavano preparando erano leggibili fin dal 2017, quando ne resi partecipi i gestori delle società pubbliche del servizio idrico in ambito Ato, compreso il presidente della Provincia, il cui ruolo era quello di attuare le volontà espresse dai sindaci con sistematiche votazioni a maggioranza del 75% sulla gestione pubblica dell’acqua».

A cui non si è arrivati nemmeno in questo momento.

«Si è preferito compiacere volontà e obiettivi diversi da quelli pubblici e anche, io credo, non scontentare una Regione silente, nell’attesa dell’esito di ricorsi costosi e senza speranza, tutti bocciati dalle autorità competenti. Così, si sono persi anni di programmazione, finanziamenti e potenziamenti della rete, lasciando che si creasse un’incredibile situazione di sindaci contro sindaci, una deriva politica medievale».

Perché, a suo avviso, A2a ha rinunciato all’esclusiva?

«Si direbbe che la due diligence abbia scoperto realtà diverse da quelle attese oppure ci si è accorti che l’esclusiva di un passaggio di mano diretto di una società pubblico-privata è un’operazione difficile se non impossibile da portare a termine. Delle due l’una, se non entrambe in qualche misura, temo».

Quale soluzione immagina quindi nell’interesse del nostro territorio?

«Occorre una gara competitiva tale da comprendere la maggiore realtà multiservice di Piemonte e Liguria, ovvero Iren, chiamata a esprimere garanzie sul massimo mantenimento della residua realtà Egea. E penso sia tempo che i rappresentanti del territorio prendano partito in tal senso e contribuiscano a risolvere il problema tra gente che si conosce, sempre nel pieno rispetto delle regole. Alba, Langhe e Roero sono una vetrina del mondo ambita da chiunque, va protetta da qualsiasi occupazione forzata, vera o anche solo presunta».

Quale tutela si prospetta a suo avviso per i Comuni, che sono soci pubblici?

«Tranne Alba, buona parte dei Comuni soci di Egea posseggono quote poco più che simboliche: in pratica, hanno soltanto reso possibile quel messaggio di public company così caro alla proprietà».

E per Alba?

«Ad Alba spetta la sorveglianza, una garanzia per i piccoli Comuni di Langa e Roero. Ma si direbbe che negli ultimi anni abbia rinunciato a qualsiasi verifica, accettando in modo acritico tutte le rassicurazioni della società, anche quando apparivano distoniche rispetto alla realtà. È interesse di tutti che la situazione si risolva al meglio, ma in caso contrario il Comune di Alba sarà intestatario del disastro della componente societaria pubblica».

C’è il garante, il presidente del Consiglio di sorveglianza.

«Certo. Egea Spa è una delle ultime società italiane a controllo duale, il doppio controllo privato e pubblico della società. In merito ho invitato più volte alla prudenza il presidente Giuseppe Rossetto, di sicuro in buona fede. Il garante dei soci pubblici dovrebbe esercitare un controllo indipendente e prudentemente critico, non fare le veci della società».

Giacchino, il suo sembra un eloquio politico.

«No, non è più tempo. Ho dedicato una vita alla Langa e non solo, in tempi in cui la gente partecipava, si interessava, chiedeva conto, si arrabbiava. Oggi sembra interessi più niente a nessuno, non ci sarebbe motivazione né gusto. Attenzione: è così che i guai nascono e crescono fino a diventare incurabili. Si può fare politica senza farne un mestiere».  

g.a.

La strategia lombarda per avere l’albese

La situazione per Egea si è complicata ben oltre il comparto idrico, vero Giacchino?

«È apparsa chiara da subito “l’operazione A2a”: bastava osservare. Tre anni fa entra nel Consiglio di gestione di Egea Spa Gregorio Gitti, già curatore della fusione tra Ams di Brescia e Aem  Milano, diventata la potente A2a. Un anno fa vi entra Giovanni Valotti, già presidente di A2a dal 2014 al 2020. Nel 2022 Egea non riesce ad autosostenersi, curiosamente chiede soccorso a Iren e non ad A2a; lo ottiene ma poi respinge la proposta d’ingresso strutturale nella società. Invece viene firmata l’intesa esclusiva con A2a per l’acquisizione della maggioranza del capitale di Egea con una disponibilità fino a 605 milioni di euro. Ed ecco prendere forma anche una poderosa campagna pubblicitaria sugli investimenti della A2a in Piemonte. Compare anche l’ipotesi della megafondazione bancaria che dovrebbe riunire tutto il Nord-ovest: sono pronto a scommettere che, visti i recenti avvicendamenti, non sarebbe a guida piemontese. Una serie di accadimenti che,
veri o presunti, lasciano immaginare l’opera di colonizzazione lombarda, che riunirebbe 
il sistema dei servizi, le istituzioni finanziarie e la politica. Il tutto renderebbe l’operazione Egea-A2a un mero dettaglio di una strategia più ampia, da scongiurare, se così davvero fosse».

Iren: i tempi sono molto stretti

IL PUNTO «Abbiamo ricevuto l’invito di Egea per la due diligence alcune settimane fa, a valle del termine del periodo di esclusiva. Confermiamo che un team dedicato è al lavoro, ma siamo in fase di acquisizione di informazioni e stiamo esaminando nel dettaglio la situazione: i tempi sono molto stretti»: lo dicono dal gruppo Iren, a proposito del confronto in corso con Egea.

La data a cui si guarda è il 12 giugno: nuova scadenza fissata dall’azienda albese dopo la trattativa in esclusiva con la lombarda A2a, che a inizio maggio, anziché presentare un’offerta vincolante per acquisire la maggioranza delle quote della multiutility, ha chiesto di prolungare il periodo di confronto. Ne è seguita la chiusura dell’esclusiva, con il conseguente ritorno in campo ufficiale di Iren, nell’ambito di una procedura competitiva.

Su quello che porterebbe l’esito di questa delicata fase di confronto, al momento è trapelato poco. Si vocifera che i tempi stretti, a fronte di una situazione economica molto complicata per Egea, non stiano favorendo l’esito della trattativa, con il rischio di arrivare anche questa volta a un nulla di fatto. Ma, su altri fronti, si teme invece la chiusura della partita in modo troppo rapido e poco vantaggioso per il territorio, vista la fretta di ripianare i conti. È questo il nodo che mette in evidenza l’associazione Comuneroero, che segue la questione fin dalle prime fasi: «La recente crisi finanziaria di Egea ci preoccupa, per le ricadute che potrebbe avere sui dipendenti, sui clienti e sul territorio», dicono dal direttivo. «Il modello di governance che Egea ha adottato, con un Consiglio di sorveglianza presieduto da Giuseppe Rossetto e completato da Enrico Faccenda per la parte pubblica, avrebbe dovuto metterci al riparo dai problemi che sembrano emergere. Se si afferma nello statuto che questo modello duale pubblico-privato è nato per soddisfare gli interessi della pluralità degli azionisti coinvolti, siamo sicuri che sia così?».

Prosegue Comuneroero: «Se in questa fase Iren e A2a stanno completando l’analisi del gruppo per formulare un’eventuale offerta vincolante di acquisto, gli esiti dell’esame sono al momento incerti e pertanto i Comuni soci hanno l’obbligo d’intervenire con determinazione e in totale autonomia affinché la conclusione della vicenda tenga conto in modo prioritario dell’interesse generale e non di quello dell’azionista di controllo (la famiglia Carini, ndr): è questo che ci aspettiamo dai nostri amministratori».  

f.p.

Banner Gazzetta d'Alba