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La meta per chi attraversa il deserto della vita

La meta per chi attraversa il deserto della vita
La processione con il Santissimo Sacramento, ad Antignano, nella solennità del Corpus Domini.

PENSIERO PER DOMENICA – CORPUS DOMINI – 11 GIUGNO

La festa del Corpus Domini, un tempo espressione di una Chiesa egemone nella società, oggi va rimotivata, per una comunità che è minoranza. Come ci ricorda la prima lettura (Dt 8,2-3.14-16) nella storia ci sono i momenti di trionfo e i momenti di faticosa traversata del deserto, sia geografico che spirituale. È in momenti come questi che dobbiamo provare a dire a noi stessi e alle persone che vivono vicino a noi che senso hanno le nostre vite con i riti che le caratterizzano. Oggi siamo chiamati a riflettere sul senso delle nostre celebrazioni eucaristiche, ancora relativamente numerose, al netto del ridotto numero di fedeli e di celebranti. Ci facciamo guidare dalla parola di Dio.

La meta per chi attraversa il deserto della vita
La processione con il Santissimo Sacramento, ad Antignano, nella solennità del Corpus Domini.

Abbiamo una Parola che dà senso alla vita. La prima indicazione arriva dal Deuteronomio, libro-guida per la traversata di ogni deserto. La parola che ci viene offerta ha aiutato Gesù a superare un momento di tentazione: «L’uomo non vive soltanto di pane, ma… di quanto esce dalla bocca del Signore». Con l’economia che sembra essere padrona del mondo, la Scrittura ci ricorda che ci vuole ben altro per dare senso alla vita. Mentre portiamo in processione il pane della mensa eucaristica, ricordiamo che le mense sono due: è la Parola che ci dice che senso ha il pane e come può dare senso alla nostra vita.

La fraternità è il segreto per sopravvivere nel deserto. La comunità cristiana ha compreso che solo coltivando la fraternità poteva sopravvivere, come minoranza, in un contesto ostile. Ce lo dice Paolo, nella prima lettera ai Corinzi (10,16-17), scritta poco dopo il 50, prima dei Vangeli: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo». Nessuno può sopravvivere da solo nel deserto: ci salviamo solo se riusciamo ad attivare relazioni fraterne. Sfilare in processione può essere un segno di fraternità, poi ci vogliono gesti concreti di condivisione.

 

La fede come estrema risorsa. Nel Vangelo (Gv 6,51-58) – un brano del “discorso” dopo la moltiplicazione dei pani – Gesù ci ricorda esplicitamente che non possiamo salvarci da soli. È la legge della vita: come non siamo stati noi a darci la vita, così non saremo noi a trovare il suo senso pieno. E pretendere di vivere senza un senso della vita è come pretendere di sopravvivere nel deserto senza una meta, una via d’uscita! Il messaggio di Gesù è semplice: «Colui che mangia me, vivrà per me… Chi mangia questo pane vivrà in eterno». La meta è la comunione con Gesù. Nell’Eucaristia c’è il segreto dell’eternità: facciamo fatica a crederci, ma non possiamo tenere per noi una speranza così grande.

Lidia e Battista Galvagno

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