ALBA Giornalista di Radio 24, dove conduce trasmissioni di affari esteri, ed ex corrispondente da Pechino, Antonio Talia è anche uno scrittore capace come pochi di raccontare storie di malavita, intrighi internazionali e fenomeni finanziari con una narrativa degna dei capolavori polizieschi e noir.
Nato nel 1977 a Reggio Calabria, vive a Milano alternando l’attività giornalistica alla pubblicazione di reportage per Minimum fax: nel 2019 ha affrontato il tema della ‘ndrangheta in Statale 106, nel 2021 con Milano sotto Milano si è occupato della vita sotterranea della città, mentre nel 2023 ha trattato le ingerenze russe in Italia con La stagione delle spie.
Proprio quest’ultimo saggio è stato l’occasione di incontrarlo ad Alba, dove sabato scorso è stato ospite di Carlo Borgogno e Serena Aimasso alla libreria Milton. Partendo dal caso Biot, in cui un ufficiale della Marina italiana è stato accusato di spionaggio per avere ceduto notizie e atti segreti a un funzionario dell’Ambasciata russa, il giornalista ha elencato una serie di scambi tra i palazzi romani e il Cremlino, negli anni precedenti lo scoppio del conflitto con l’Ucraina.
Talia, lei ha scritto molti libri e su tematiche diverse tra loro. Qual è, solitamente, l’input da cui parte?
«Quello che mi interessa è cercare situazioni insolite, sotterranee, che scorrono sotto la vita di tutti i giorni e che il cittadino normale magari non immagina, ma che poi hanno una ripercussione precisa».
Nel penultimo parla di Milano nel periodo Covid-19, oggi com’è la situazione?
«Il riciclaggio economico a Milano sta progressivamente aumentando, anche se non a ritmi serrati. Tentare di capire che cosa succederà prima e dopo le Olimpiadi sarà fondamentale».
Qual è stata la molla per indagare sulle spie russe?
«Il vedere che c’era una successione di casi che avevano una base che alludeva a una caratteristica che l’Italia aveva e altri Paesi no: ci sono state condizioni che per un certo periodo l’hanno resa un luogo ideale nel quale darsi appuntamento».
Quanto è rimasto di sovietico in Russia?
«Parecchio, perché l’idea di imperialismo e di dominio russo continua».
I conflitti alle porte avranno ripercussioni da noi?
«Sì, già si vedono a livello economico e ideologico. Non credo che passeremo a una “guerra guerreggiata”, ma andremo sempre di più verso una situazione nella quale le democrazie vanno difese».
Quali sono i suoi maestri letterari e giornalistici?
«Direi tutto il filone di giornalismo narrativo di New journalism, quindi partirei da Gay Telese, poi Tom Wolfe e Joan Didion, mentre a livello italiano direi Leonardo Sciascia e Corrado Stajano».
Lorenzo Germano