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L’addio all’inventore albese Pier Ippolito Migliorati, per tutti Pierin modifica

L'addio all'inventore albese Pier Ippolito Migliorati, per tutti Pierin modifica 1

ALBA Pier Ippolito Migliorati, per tutti “Pierin modifica” è morto, circondato dall’affetto dei suoi cari, domenica 4 febbraio all’ospedale di Verduno.

L’elettrauto e inventore albese aveva 88 anni. Il rosario sarà recitato nel duomo di Alba, oggi (lunedì 5 febbraio) alle 19; i funerali, sempre nella cattedrale cittadina, sono fissati per martedì 6 alle 15.

Gazzetta d’Alba lo ricorda riprendiamo l’articolo pubblicato il 6 gennaio 2015

I fendinebbia di Pier Ippolito

L’“invenzione” fu tanto importante che Quattroruote ne parlò. Era il 2 febbraio 1977. Il mensile della Domus citò a pagina 24 Piero Migliorati, «un elettrauto di Alba», in provincia di Cuneo, e i suoi fendinebbia orientabili. «Migliorati ha inventato una staffa che permette di regolare i fari antinebbia in alto o in basso dall’abitacolo. Il dispositivo, invero assai ingegnoso e funzionale, è adattabile a qualunque vettura e viene venduto a un prezzo di 28 mila lire, montaggio escluso. Può essere richiesto al costruttore», scrisse Quattroruote, pubblicando le immagini della staffa
Dany.

Pier Ippolito, questo il nome completo del ben noto elettrauto albese, lavorò a lungo nei primi anni Settanta per perfezionare il suo “apparecchio” e, alla fine, il riscontro venne dal consenso di
clienti e amici. Brevettata a Torino, la staffa con il nome della figlia venne infine presentata sotto le torri. Accorsero i giornalisti e fu subito notizia. Era un’“invenzione”.

«Un faro deve avere una buona regolazione», spiega oggi l’elettrauto, da tempo in pensione: «Con visibilità ridotta il fascio di luce deve puntare verso il basso; se le condizioni migliorano deve guardare in alto, allungando la portata. Il sistema funzionava tramite staffe applicate al paraurti e alla carrozzeria, mosse da una manopola, azionata dal guidatore, che agiva su un filo di acciaio». Così, per anni, l’elettrauto inventor e produttore la sera realizzava le staffe che di giorno avrebbe montato sulle auto, «due o tre al giorno almeno, a circa 100 mila lire l’una, tutto compreso», ricorda nell’appartamento di corso Italia, zeppo di riconoscimenti, proprio sopra la bottega d’un tempo. «Si andò avanti così fino ai primi anni Novanta, quando le case automobilistiche innovarono il sistema dei fendinebbia».

GLI ANNI CINQUANTA

Ma tutta la vita di Pier Ippolito Migliorati, “Pierin modifica” per dirla alla piemontese, è stata una rincorsa a migliorarsi. Un (cog)nome che si legge come un destino, lungo un periodo storico in cui la sfida a costruirsi dal nulla appariva un messaggio affascinante. Nato a Sostegno di Vercelli nel 1936, il giovane Piero seguì il padre casaro per tredici spostamenti prima di fermarsi ad Alba negli anni Cinquanta. «So che cosa significhi sentirsi straniero», riflette Migliorati. «Sembra un paradosso, ma a quei tempi, quando il dialetto era la lingua comune, arrivare da Vercelli, con un diverso idioma, implicava la necessità di esprimersi in italiano. Era un’etichetta. Ho sofferto a lungo di non essere nato albese. Almeno fino a quandoMichele Grassomi assunse come apprendista nella bottega di corso Italia, che poi acquistai insieme a un socio. Avevo 14 anni quando giunsi in città e presi a frequentare la scuola Arti e mestieri guidata da Mario Laugella. Un giorno vidi Grasso al lavoro ed ebbi la certezza del mestiere che avrei imparato. Tanto insistetti che fui assunto e da lì iniziò lamia vita di lavoro e d’invenzioni».

SEMPREMIGLIORARE

Un’esistenza con il sorriso sulle labbra, che a raccontarla appare lieve. Forse perché il segreto, anche quando i soldi mancarono, fu la fiducia, la prospettiva, la spinta a non arrendersi. Ad Alba Pier Ippolito conobbe la giovane Maria Teresa Binelli, il «mio computer » come Migliorati chiama con affetto la moglie. È lei infatti la memoria storica della famiglia. È lei – documenti e immagini alla mano – ad aiutare il racconto. I due hanno saputo correre insieme sempre, prima da fidanzati sulle piste di Limone con il go kart «da neve montato con i cingoli » inventato da Piero per farla divertire, poi da giovani sposi, infine da coniugi maturi, l’antica complicità negli occhi, le passioni comuni nel cuore. È Maria Teresa a raccontare con orgoglio della «casetta in legno » di Diano, appena sulla collina, costruita per evitare l’afa alla piccola Daniela. Erano ancora i mitici anni Settanta. Prosegue il marito: «Non avevamo i denari per portare la luce elettrica: così mi arrangiai a pensare qualcosa di alternativo, un generatore, che chiamai “Eolo”, costruito nell’officina a tempo perso e con materiali di recupero. Mi ispirai ai film americani. Avevo visto le pale dei mulini mosse dall’acqua e pensai si potesse fare anche col vento. Utilizzai la dinamo di un camion come generatore di corrente, poi scelsi accumulatori, batterie, strumenti di misura. Solo molto più tardi mi resi conto d’essere considerato un precursore. Sono venuti in tanti a osservare il traliccio che sostiene la grande ventola».

GIORGETTO GIUGIARO

L'addio all'inventore albese Pier Ippolito Migliorati, per tutti Pierin modifica

Ancora oggi, infatti, a mezza strada tra Alba e Diano, “Eolo” produce energia a costo zero per la famiglia Migliorati. La pala ha un diametro di 4 metri circa e funziona con il vento, ne basta poco per produrre corrente continua per una batteria da 12 volt e 80 ampere. Per tre docce al giorno gratis in periodo estivo sono sufficienti quattro radiatori usati posti tra due lastre di vetro, ingabbiati in una struttura metallica. E agli ingegneri che gli chiedono i numeri della progettazione, Migliorati risponde con un sorriso: «Non ci sono numeri, solo i miei tentativi». Il medesimo stile vecchio Piemonte, dimesso e orgoglioso insieme, che Migliorati ha riservato pure a Giorgetto Giugiaro, incontrato a Garessio nel corso di una sfilata di auto storiche. Si deve sapere che Pier Ippolito e Maria Teresa si vedono scorrazzare a bordo del loro originale spyderino, due posti, anch’esso autocostruito in officina, omologato alla Motorizzazione civile nel 1958, una carrozzeria recuperata, 250 di cilindrata, battezzato “63menda” per il suo stile, ancora in garage insieme a due Giulia Alfa Romeo. Anche al designer cuneese, originario appunto di Garessio, il quale chiedeva informazioni sul modello, l’elettrauto albese ha detto la verità, semplice, semplice, al punto da apparire reticente o presuntuoso. Eppure Piero le sue invenzioni le ha mai progettate sulla carta, le ha realizzate solo con le sue mani, l’intelligenza, l’arguzia, la fantasia, spinto da un sano spirito a far meglio, a migliorare.

Maria Grazia Olivero

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