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Pollenzo inaugura l’anno accademico. Petrini: «Da venti anni formiamo gastronomi»

RICORRENZA Il 2024 rappresenta un momento molto importante per l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, in quanto compie vent’anni. Per celebrare e onorare il traguardo, durante tutto l’anno, verranno organizzati incontri e convegni. Il primo di questi si terrà martedì 20 febbraio, con l’inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024; durante la cerimonia sono previsti gli interventi di tre figure portanti dei primi venti anni di università: l’attuale rettore Bartolomeo Biolatti, il predecessore Alberto Capatti e, infine, il presidente Carlo Petrini.

Pollenzo inaugura l’anno accademico. Petrini: «Da venti anni formiamo gastronomi»
Da sinistra: Bartolomeo Biolatti (rettore attuale), Alberto Capatti (primo rettore Unisg), Carlo Petrini, Elisa Carone e Amanda Poles (rappresentanti degli studenti)

Abbiamo intervistato il fondatore Petrini, ecco un estratto del lungo colloquio pubblicato sul numero di Gazzetta d’Alba in edicola oggi, martedì 20 febbraio.

Petrini, qual è stata l’intuizione che l’ha portata a fondare l’ateneo?

«La prima ipotesi su cui ci siamo concentrati è stata l’idea di realizzare una realtà parauniversitaria, che si sarebbe chiamata Accademia del gusto. Però Letizia Moratti, ministra dell’agricoltura, suggerì di realizzare un’università. Al tempo, eravamo a cavallo degli anni Novanta e il 2000, il sistema accademico non riconosceva dignità scientifica alle scienze gastronomiche; il cibo veniva affrontato dal punto di vista agrario e veterinario, da quello salutistico e di dietetica oppure studiando le tecnologie alimentari senza l’approccio multidisciplinare che noi desideravamo dare. All’inizio il percorso di studi in scienze gastronomiche, portava gli studenti verso la laurea in scienze agrarie; solo dal 2017 lo Stato riconosce dignità scientifica al corso in scienze gastronomiche e lo studente diventa un gastronomo».

Unisg punta su un concreto impegno verso lo sviluppo sostenibile?

«Quella che ci vedrà molto coinvolti come Università sarà la battaglia, che partirà proprio con il ventennale, per far entrare l’educazione alimentare negli studi di tutte le scuole, da quella dell’obbligo fino alle superiori. Insegnare a nutrirsi è la base per comprendere lo sviluppo sostenibile e sarebbe un traguardo importantissimo per i cittadini italiani, che oggi soffrono di una forte carenza di cultura alimentare, nonché per i nostri studenti che potrebbero avere un ulteriore sbocco professionale anche come insegnanti di tale materia. Lo ribadisco, è una battaglia fondamentale, perché il cibo è centrale nella vita quotidiana di miliardi di persone e poi riguarda la politica, l’economia, gli aspetti sociologici e antropologici. È arrivato il tempo che a scuola si insegni l’educazione alimentare».

Qual è la sua ricetta per rendere migliore l’ambiente in generale?

«Viviamo un momento storico molto particolare, che il senso comune ha denominato come il periodo della transizione ecologica, cioè il passaggio verso nuovi paradigmi, nuovi comportamenti e nuove soluzioni, che l’umanità è chiamata a realizzare. Però, si vede da più parti che gli interessi per il non cambiamento sono ancora molto forti».

Si riferisce alla protesta dei trattori?

«Nell’ultima settimana abbiamo visto come, complici anche la politica e i mass-media, si è riusciti a mettere le istanze dei contadini contro le istanze degli ambientalisti. Questo è un momento molto grave, perché il disastro annunciato della crisi climatica non è che lo vedremo ma lo stiamo già vedendo; e non lo pagano solo i cittadini ma pesa molto anche sugli agricoltori. Ecco, ciò che è avvenuto questa settimana dovrebbe preoccuparci tutti profondamente, perché, complice anche l’appuntamento elettorale europeo, le sigle politiche si sono date da fare per contrastare quelle che chiamano “eco-follie di Bruxelles”; non hanno capito che il green deal era una soluzione virtuosa rispetto alla situazione drammatica che viviamo. Sono molto preoccupato, perché la transizione non sta avvenendo e, laddove avviene, è accusata di essere contro l’economia e di fare del danno».

  Giorgia Talacci

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