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Basta con la chimica nelle vigne. Fino: «Serve lungimiranza per evitare di coltivare datteri in futuro»

Basta con la chimica nelle vigne. Fino: «Serve lungimiranza per evitare di coltivare datteri in futuro» 1
Michele Fino. Foto Marcato

ALBA «Da trent’anni l’Italia non ha una politica industriale, in nessun campo. Quest’assenza di programmazione coinvolge anche l’agricoltura. Non siamo gli unici, certo, altri paesi europei risultano nella medesima situazione. Non cambia la sostanza: siamo dimenticati l’agricoltura e di progettare lo sviluppo del comparto».

Così Michele Fino, docente dell’Università delle scienze gastronomiche di Pollenzo, a fine marzo è intervenuto durante il convegno organizzato dall’associazione culturale Ithaca dal titolo “Da Cavour a Petrini – l’agricoltura dimenticata”.

Fino ha anche spiegato che la mancanza di programmazione e di monitoraggio incide sul possibile sviluppo di fenomeni come il caporalato: se manca un efficace sistema di controllo sulle cooperative di lavoro, e una politica sulla gestione dei flussi di lavoratori in raccordo con le imprese, diventa difficile costruire una prospettiva di prevenzione e protezione.

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Giorgio Scagliola. Foto Marcato

Sebbene nelle Langhe e nel Roero il fenomeno risulti diffuso in maniera limitata, negli ultimi mesi sembra in aumento e sono stati numerosi gli interventi delle forze dell’ordine per smantellare veri e propri circuiti illegali di gestione della manodopera – con correlate situazioni umane di miseria, sfruttamento e violenza.

Durante il convegno è poi intervenuta la viticoltrice di Barolo Carlotta Rinaldi, che rifletteva sulla necessità di lavorare sull’adozione di pratiche più sostenibili nelle vigne visto che ancora oggi “tra i filari si scorgono le strisce gialle causate dall’uso della chimica”.

Le pratiche dannose per l’ambiente si inseriscono in un contesto già stremato dal cambiamento climatico. Michele Fino ha spiegato che sul fronte della lotta ecologica «non possiamo continuare ad utilizzare la logica dell’immediato, applicando toppe alle buche: per risolvere un guasto è necessario cambiare l’intera tubazione, dunque apportare cambiamenti sistemici e reali. Dopo molti anni in cui è stata negata l’esistenza del cambiamento climatico, c’è ancora chi nega il sussistere del problema. Eppure i grafici parlano chiaro, le annate calde negli ultimi decenni sono in incremento e registrano valori record ascendenti. Lo scorso anno abbiamo riscontrato ustioni rilevanti sui nebbioli, bruciature mai viste prima. E si tratta di un’uva resistente alle variazioni meteorologiche, a differenza di altri grappoli come il pinot nero che, continuando in questa direzione, finiremo per vendemmiare a ferragosto».

Ha concluso il docente: «Il caldo non passerà. Non dobbiamo ascoltare quei pochi fisici anziani che negano le trasformazioni in corso considerandole transitorie. Bisogna pensare in maniera sistemica e con lungimiranza se vogliamo evitare di arrivare a piantare i datteri nelle vigne delle Langhe – come sosteneva in maniera provocatoria alcuni mesi fa il climatologo Luca Mercalli».

L’insegnamento che può funzionare da guida in un percorso verso la sostenibilità è quello del fondatore di Slow Food Carlo Petrini, che con la sua “austera anarchia” esorta a una rapida presa di consapevolezza e a mobilitare azioni efficaci, in grado di muovere progettualità integrate e realistiche per salvaguardare gli ecosistemi e la qualità dei prodotti.

Maria Delfino

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