ASTI Questa notte, nelle province di Brescia, Milano, Cremona, Asti, Bari e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando Provinciale di Brescia, congiuntamente a personale del Nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria di Milano, hanno dato esecuzione a misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Brescia, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 13 indagati, ritenuti a vario titolo presunti responsabili dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, tentata estorsione aggravata, detenzione ai fini di spaccio e spaccio di sostanze stupefacenti, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’Autorità giudiziaria.
Le indagini hanno avuto origine nel gennaio del 2021, allorquando personale della Polizia penitenziaria aveva segnalato all’Autorità giudiziaria il comportamento anomalo di un proprio collega.
I successivi approfondimenti, esperiti congiuntamente ai Carabinieri, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza circa la continuativa messa a disposizione di un Assistente capo della Polizia penitenziaria, in servizio nella casa circondariale Nerio Fischione di Brescia, nei confronti di detenuti ed ex detenuti, al fine di compiere una serie indeterminata di atti contrari ai doveri d’ufficio, come l’introduzione abusiva in carcere di telefoni cellulari e lo scambio di missive o dispositivi Usb tra l’interno e l’esterno della struttura carceraria.
Nel corso delle investigazioni sono altresì emerse ipotesi di spaccio di numerosi dosi di cocaina in favore dei detenuti della citata casa di reclusione: più in particolare, in un’occasione le dosi sarebbero state occultate all’interno di cioccolatini, le cui confezioni apparivano perfettamente integre, introdotti all’interno del carcere proprio dal citato agente della Polizia penitenziaria, ignaro però della presenza di sostanza stupefacente.
L’odierna attività d’indagine ha poi consentito di ricostruire un episodio di tentata estorsione che un soggetto recluso avrebbe organizzato, con alcuni complici, in danno di un soggetto in precedenza ristretto con lui e nel frattempo tornato in libertà nonché di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’assunzione fittizia di un detenuto da parte di una ditta privata che gli ha permesso l’accesso a misure alternative alla detenzione in carcere.
In ultimo, è stato documentato il reiterato modus operandi di uno studio legale milanese, che avrebbe favorito l’aggiramento delle norme attinenti alle comunicazioni dei detenuti, mediante l’abusivo trasferimento verso terzi di numerose telefonate provenienti da un proprio cliente recluso in carcere.
Al termine delle formalità di rito, quattro indagati sono stati associati in carcere, quattro sottoposti al regime degli arresti domiciliari, altri quattro sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria, mentre un ultimo indagato è stato sottoposto alla misura del divieto di esercitare la professione di avvocato per dodici mesi.