ALBA «Negli ultimi anni sono giunte ai nostri servizi, da fonti diverse, segnalazioni della presenza di gruppi di giovani, spesso minorenni, che, in forma aggregata, commettono atti di prevaricazione, di bullismo o reati appropriativi nei confronti di ragazzi più o meno della stessa età. I luoghi sono sempre gli stessi: alcune vie secondarie del centro cittadino, la zona della stazione ferroviaria e il terminal dei bus extraurbani», spiega il criminologo Marco Bertoluzzo, direttore del consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero.
A raccontare, spesso, sono coetanei che assistono direttamente agli episodi di violenza oppure i genitori delle vittime e non è raro che le segnalazioni agli organi competenti vengono fatte in forma anonima.
«Eravamo abituati a una forma di violenza che sfociava e si esauriva tra gruppi di coetanei. La presenza di baby gang nelle periferie delle grandi città è un fenomeno che non è arrivato con la stessa forza ad Alba, ma oggi sempre più spesso la violenza generata all’interno di un gruppo giovanile sfocia ai danni di adulti che si rivolgono ai più giovani per motivi diversi: per difendere un altro giovane, richiamare al rispetto e all’educazione mettendo per esempio in discussione un comportamento di uno dei membri».
Il fatto che, come nell’ultimo caso di cronaca registrato nel centro di Alba appena fuori dal cinema di via Giacosa, la violenza sia stata la conseguenza di un precedente diverbio non è una scusante. «Per analizzare l’accaduto bisognerebbe essere in possesso di tutti gli elementi. Potrebbe essere un esempio della fine della distanza tra giovani e adulti. Il mondo virtuale ha reso tutto lecito, ai ragazzi mancano le regole. Non sono in grado di comprendere le conseguenze delle proprie azioni, molte hanno una violenza ingiustificata», spiega Bertoluzzo.
Negli ultimi 5-6 anni le segnalazioni sono state non più di 3 o 4. «Sono in genere gruppi di giovani che si uniscono per commettere piccoli atti vandalici. In generale disturbano la quiete e nulla più. Ad Alba gli episodi di simile violenza sono rari, ma il gesto va condannato e il fenomeno monitorato».
Nelle zone metropolitane si segnala un recente aumento della problematica. Alcune responsabilità sono da ricondurre al periodo di isolamento pandemico, un black-out relazionale, ma non solo. «Mi sembra evidente notare come si stia perdendo il senso del rispetto dell’altro, soprattutto se adulto o anziano. Viviamo un momento storico nel quale emerge la scarsa considerazione dei ruoli sociali (giovane, adulto, anziano) e l’assenza di ogni tipo di regolamento». In un contesto dove le norme vengono meno e i genitori diventano amici più che punti di riferimento, sempre pronti a schierarsi in difesa, i figli appaiono incapaci di comprendere fino in fondo la distanza tra scherzo e responsabilità.
Gli eventi, anche se pochi e piuttosto isolati, sembrano interessare meno Langhe e Roero. «Storicamente l’identità di paese porta con sé una sorta di contrapposizione con il Comune vicino, visibile per esempio nel periodo della leva. Sono però sentimenti che si esauriscono velocemente. Oggi anche il passaggio alla maggiore età è diverso».
Conclude Bertoluzzo: «Su Alba, non dobbiamo creare allarmismi. In fondo è una cittadina e le problematiche qua arrivano solo in pillole. L’intervento delle Forze dell’ordine è immediato e ristabilisce la tranquillità. Alcuni anni fa ci avevano segnalato un gruppo di ragazzi che giravano in via Maestra infastidendo i passanti, ma il problema sembra superato».
Elisa Rossanino