
BRA Fare impresa sviluppando benessere tramite il lavoro è «il vero bene prezioso», come dice il manager Franco Fenoglio. Un lavoro fatto di passione e competenze professionali che da sempre accomunano i tanti collaboratori della famiglia Rolfo che a sua volta ha restituito al territorio una fattiva presenza attraverso attività sociali, sportive e di volontariato.
La storia di questa realtà metalmeccanica, dapprima artigianale ora industriale, nasce dalle solide radici della famiglia Rolfo. È su questo fertilissimo substrato umano, frutto del lavoro, della pazienza, dell’impegno, dell’educazione ai valori delle quattro generazioni che da Antonio Rolfo fin dal 1885 si sono succedute sino ai giorni nostri, che il manager Franco Fenoglio ha potuto contare nell’assumere il ruolo di general advisor della Rolfo holding nel 2022.
Il curriculum
Franco Fenoglio è nato a Pinerolo il 31 marzo 1953; ha ricoperto vari ruoli dirigenziali in imprese di riferimento mondiale. Dal 1991 al 2005 ha lavorato presso Iveco Fiat Spa, prima a capo della direzione commerciale, poi in qualità di senior vice president sales and marketing poi di executive vice president lnternational operations and business development, occupandosi della gestione delle aree extra-Europa di interesse strategico (Asia Pacific, India, Cina, Turchia, Africa, Middle East e America Latina) e delle attività di business development e di joint venture con partner internazionali.
Dal 2005 al 2007 ha ricoperto la carica di presidente e amministratore delegato di New Holland construction equipment con sede a Chicago (Usa) e dal 2008 al 2012 è stato direttore divisione veicoli commerciali di Piaggio & C. Spa.
È approdato in Italscania nell’aprile 2012 dove ha ricoperto il ruolo di presidente e amministratore delegato per 10 anni. Dall’ottobre 2015 Franco Fenoglio è anche stato presidente della sezione veicoli industriali dell’Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere in Italia. Attualmente siede anche nel Cda della Holding di Ferrovie dello Stato.
Incontriamo Franco Fenoglio nella sede della Rolfo di Bra.
Chi è Franco Fenoglio, il manager che sta riorganizzando e strutturando il prossimo futuro della Rolfo veicoli industriali?
«La mia è una storia lunga e intensa per riuscire a condensarla in poche righe. A oggi sono ben 55 anni di lavoro! Mi ritengo una persona curiosa, attenta, che ha utilizzato bene il suo tempo. Ricordo sempre a me stesso e agli altri che la giornata è fatta di 24 ore che è doveroso utilizzare al meglio. La mia famiglia di nascita potrei definirla basic: la mamma operaia alla Riv Skf come pure mio padre. Frequento la scuola professionale della Riv di Villarperosa, lavorando studio, mi diplomo e mi laureo. La passione per il tennis viene soddisfatta anche se con tanta fatica viste le mie giornate così piene; nelle 24 ore inserisco allenamenti, tornei, campionati e nel 1974 divento campione piemontese. La mia vita lavorativa inizia come ispettore di collaudo, “manovale specializzato”, cita il mansionario della Riv, per arrivare, attraverso gli incarichi prima citati, alla Rolfo dove ora mi trovo a vivere un’esperienza che definirei unica».
Una vita complessa, fatta di grande lavoro e passione sportiva. Ha citato i due estremi, l’inizio e ora la Rolfo, ma nel mezzo? Cosa ci può raccontare delle tante esperienze vissute?
«Direi che di base la passione, la volontà, la determinazione ma sicuramente anche un po’ di fortuna legata anche a una discreta capacità tennistica, mi portano a vincere le olimpiadi italiane della Sfk gareggiando con i dirigenti che al tempo organizzavano l’attività sportiva dell’azienda. Nel 1980 un’occasione d’oro mi viene offerta dall’Ad di Skf Carlo Verri: diventare capo filiale! Lascio quindi Villarperosa, il mio camice da operaio e indosso gli abiti di un impiegato! Dapprima un passaggio a Bologna per fare un po’ di training e poi diretto ad Ancona, capo di una filiale piuttosto in crisi che stava per essere chiusa. Insieme alla squadra del momento, composta da ottimi elementi, risolleviamo le sorti della filiale con ottimi risultati nel giro di due anni. Ad Ancona conosco mia moglie e nel 1984 insieme a lei torno a Torino come direttore della filiale. Segue l’esperienza in Alessio tubi come direttore acquisti, poi per quattro anni alla Sipea di Nichelino per arrivare all’ lveco su invito dell’allora Ad Giancarlo Boschetti, conosciuto al Circolo tennis Monviso di Grugliasco. Nel 1997 divento Vicepresidente con all’attivo 138 Paesi come capo dell’international operation. Nel 2004 incontro Sergio Marchionne che mi affida la New Holland per la quale, con la mia famiglia mi trasferisco per tre anni a Chicago. Terminata questa esperienza nel 2008 passo alla Piaggio a Pontedera con Roberto Colannino sino alla pensione nel 2012. La parola “pensionato” non mi si addice molto e il mio lavoro continua per altri dieci anni presso la Scania, con la carica di Presidente e Ad di Scania Italia a Trento».
Poi arriva per lei l’esperienza in Rolfo che ha segnato per questa storica azienda braidese un passaggio fondamentale.
«Nel 2022 passando a Bra per un saluto a Dario Rolfo con il quale c’era sempre stata stima reciproca, arriva da lui una richiesta inaspettata: dedicarmi alla riorganizzazione dell’azienda di famiglia ed in particolare seguire il passaggio generazionale degli otto giovani Rolfo che a vario titolo erano presenti in azienda. Non nego di essere stato un po’ titubante perché già solo entrare in dinamiche familiari che coinvolgevano da anni sei titolari e otto giovani sarebbe stata di per sé un’impresa delicata. Ma la famiglia era unita e dedicata alla propria realtà imprenditoriale sull’esempio di chi li aveva preceduti. Ho intravisto la volontà di rinnovamento, di apertura verso la conoscenza di un mondo che stava cambiando con quindi la necessità di affrontarlo con nuovi paradigmi. Non sono molti gli imprenditori “illuminati” che sanno cogliere i segnali della necessità di adattamento al mondo che cambia e che sanno decidere di accettare la guida di un manager con esperienze di ampio respiro. A Bra ho trovato le persone giuste, una azienda con dipendenti che da sempre sono coinvolti dalla proprietà negli obiettivi aziendali legati necessariamente a valori imprenditoriali ma senza trascurare anche quelli più prettamente umani. La situazione che mi sono trovato a gestire si è rivelata più complicata di quanto potessi immaginare. La famiglia Rolfo nei momenti difficili era stata lasciata sola da tutti; nessuno si era reso conto appieno di avere a che fare con dei titolari che in 140 anni di storia, si erano sempre comportati correttamente onorando sia i dipendenti che i fornitori e mettendo in gioco anche i loro beni personali. La sfida si presentava ardua, ma il substrato dei valori delle persone all’interno, la loro onestà e la forte determinazione di salvare l’azienda e le famiglie che ci lavorano, mi hanno convinto ad accettarla».
Quale è stata la medicina iniziale che ha segnato il suo arrivo?
«Godendo della piena fiducia dei Rolfo, conoscendo la serietà, la correttezza e la dedizione al lavoro di questa famiglia, abbiamo rinnovato il management, indirizzato i giovani, messo in atto dei cambiamenti anche nella struttura aziendale. Gli otto giovani Rolfo costituiscono oggi il gruppo dei cosiddetti “next” che, dal mio arrivo, incontro personalmente tutti i giorni uno ad uno. Insieme abbiamo costruito una squadra coesa che ha consentito in tempi brevi di apporre cambiamenti strutturali profondi, avendo affidato responsabilità in prima persona in tutte le funzioni aziendali. Si è trattato di un cambio di paradigma molto importante che da sempre traccia la strada del ” lavorare con impegno!” L’intervento sui giovani è anche significato far capire loro che chiamarsi Rolfo rappresenta onori ma ancor di più oneri e che solo dando l’esempio di impegno e coerenza si sarebbero guadagnati la stima e la fiducia di tutti, all’interno dell’azienda ma anche all’esterno».
Quale è stato lo spartiacque con Franco Fenoglio: il prima, durante e dopo. Quale la scintilla che ha fatto scoccare l’arco?
«È difficile per me dire questo. Penso che a dirlo dovrebbe essere la proprietà. L’esperienza di tanti anni e di tante situazioni di crisi vissuta, mi ha fatto maturare una visione per la quale è stata necessaria una revisione completa dei processi e della parte organizzativa. In un’ azienda di stampo familiare è normale che si formi una specie di consenso generalizzato con la conseguenza che i problemi non sempre vengono dibattuti come forse meriterebbero per non rischiare di rovinare proprio il clima che deriva dall’ essere “famiglia”. Per questo motivo mi hanno dato concordemente una delega completa su tutto in qualità di “super partes”. Non avrei potuto fare nulla se i presupposti fossero stati diversi».
Quindi una rimotivazione famigliare ma anche dei dipendenti.
«C’è stata innanzitutto una ricerca importante delle persone giuste al posto giusto e poi abbiamo razionalizzato i processi. Tutte le persone entrate in Rolfo dal mio arrivo sono state analizzate attentamente. La squadra è importante e non è fatta solo dai Platini e dai Maradona. Ci vogliono persone motivate che sappiano lavorare in squadra e dove la funzione del “capo”, più che di stampo autoritario, deve essere principalmente quella di un “integratore”, cosa che ho cercato di mettere in pratica costantemente in questi due anni. A oggi possiamo dire che tutti i “ragazzi Rolfo” hanno fatto un salto di qualità davvero importante».
Una considerazione di Franco Fenoglio non tanto da manager ma da uomo d’industria, pratico come dice lei e non solo teorico come a volte sono i manager.
«Abbiamo “aggiustato” la barca in attesa che arrivasse il vento. A dicembre del 2023 il vento è finalmente arrivato. Il mercato è partito e noi ci siamo fatti trovare pronti. Avevamo messo a posto i prezzi, l’organizzazione, l’equipaggio e abbiamo potuto sfruttare il vento proprio nel momento in cui avevamo la forza di navigare e prendere il largo. Con un equipaggio così abbiamo ottenuto risultati insperati e quest’anno chiuderemo un bilancio positivo col proposito di farne altri cinque o sei nel prossimo futuro pronti anche a saper “navigare” nei momenti di difficoltà».
Quale la Rolfo di domani guardando alle radici del passato?
«Oggi abbiamo l’orgoglio di un’azienda che non è seconda a nessuno, un grande prodotto, una grande squadra riconosciuta. L’anno passato al Politeama abbiamo rilanciato l’immagine della Rolfo. A volte il cambiamento potrebbe rappresentare un rischio, ma ora sono certo del buon esito del lavoro svolto. Un buon clima, una buona relazione e, al di là dei personalismi, l’accordo della famiglia che, quando si presenta il momento di prendere delle decisioni, si unisce, mette in atto se necessario anche una sana discussione ma poi anche una corretta decisione finale. Ricordo a noi tutti che nell’orbita gravitazionale della Rolfo collaborano oltre 1500 famiglie. Ho conosciuto molti imprenditori nella mia carriera e penso di poter dire che i Rolfo rappresentino il tipo di “imprenditore illuminato” che non guarda solo al ritorno economico personale ma che ha un più ampio sguardo sul territorio e sulla popolazione locale, parte integrante del sistema economico dal quale trarre profitto e al quale tornare profitto in molteplici modi. E questo è riconosciuto da tutti. Ora ci dobbiamo proiettare in avanti per diventare sempre più internazionali, coinvolgendo anche la quinta generazione Rolfo e con uno sguardo non solo più all’Europa, che ormai per noi è il mercato domestico, ma essenzialmente ai mercati che oggi sono considerati “emergenti” e che in un domani non troppo lontano rappresenteranno la realtà con cui misurarsi. Ai giovani ho detto: se vorrete avere il successo dei vostri nonni e dei vostri padri, dovrete guardare al passato per trarne insegnamento e al futuro per accettare con forza, determinazione e coraggio tutte le sfide che si presenteranno ricordando che “I desideri non sono diritti. Solo attraverso il compimento dei propri doveri si ottengono risultati grazie ai quali gli stessi desideri si esaudiscono e… i sogni si realizzano!».
Franco Burdese
