PENSIERO PER DOMENICA – QUINTA TEMPO ORDINARIO – 9 FEBBRAIO
Nelle letture della V domenica del Tempo ordinario troviamo tre chiamate e tre esempi di missione. Chi chiama è sempre Dio, ma in contesti e con compiti diversi da persona a persona. Come a dire che non c’è un unico modo di lavorare per il regno di Dio, ma ognuno può esprimere la sua originalità e mettere in campo la sua creatività.

Il profeta Isaia (6,1-2.3-8) racconta la sua vocazione, in un momento preciso della storia di Israele – nel 733 a.C. anno della morte del re Ozia – e in un luogo altrettanto definito: nel tempio. Immerso nel silenzio e nella preghiera, Isaia ha una visione mistica, una esperienza di Dio sconvolgente, che lo riempie di spavento. Sappiamo che per gli Ebrei non era possibile “vedere” il volto di Dio e restare vivi. Soprattutto, nella luce sfolgorante di Dio, Isaia vede tutta la sua miseria. Ma dopo essere stato purificato da ogni colpa, egli si sente pronto: «Eccomi, manda me». Chi è chiamato da Dio riceve un dono: non da tenere per sé, ma da condividere.
San Paolo ricorda ai Corinzi (1Cor 15,1-11) di aver ricevuto, sulla via di Damasco, un mandato: annunciare Cristo risorto. Paolo ha fatto questo annuncio a Corinto proveniente da Atene, dove lo stesso messaggio era stato deriso e rifiutato. Ma non poteva non annunciare la risurrezione, perché questo è il cuore del cristianesimo. Senza la risurrezione la fede non sta in piedi. Le parole di Paolo, ricordava spesso don Penna, «sono probabilmente la più antica formula di fede: “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risorto il terzo giorno; inoltre apparve a Giacomo e a tutti gli apostoli”». Qui c’è il Dna del cristianesimo.
Simone-Pietro è, secondo Luca (5,1-11) il primo apostolo chiamato da Gesù, in un contesto di vita quotidiana: non mentre prega, ma mentre fa il pescatore. Gesù sale sulla sua barca e prima rimedia a una difficoltà sul lavoro («Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla») con una pesca miracolosa, sorprendente in quanto al di fuori delle regole. Poi rivolge una curiosa chiamata: «D’ora in poi sarai pescatore di uomini». Non invita Pietro a lodare Dio, né a compiere riti sacri, ma a interessarsi degli altri, delle persone che incontra nella vita quotidiana. Questa è la vocazione di ogni uomo, di ogni battezzato. Forse non tutti siamo in grado di annunciare le meraviglie di Dio o la risurrezione di Gesù. Tutti possiamo interessarci degli altri e farci carico dei loro problemi. Questo è l’inizio del cammino del discepolo. Poi Gesù chiederà di andare oltre.
Lidia e Battista Galvagno
