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L’8 e il 9 giugno al voto contro il precariato e le discriminazioni

Cinque i quesiti: i primi quattro, su proposta di Cgil, riguardano il tema del lavoro; il quinto è sul tema della cittadinanza per chi proviene da un altro Paese

L'8 e il 9 giugno al voto contro il precariato e le discriminazioni

AL VOTO Mancano meno di due mesi alla chiamata al voto per i cinque referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza, in calendario per domenica 8 e lunedì 9 giugno. Quattro derivano dalla raccolta firme promossa da Cgil e mirano a scardinare le fondamenta del precariato.

Il primo vuole superare la norma che prevede, nelle imprese con più di 15 dipendenti, l’impossibilità di tornare al proprio posto di lavoro, nemmeno quando un giudice riconosce l’ingiusta e infondata interruzione del rapporto. Il secondo riguarda le imprese con meno di 16 dipendenti dove, in caso di licenziamento illegittimo, un lavoratore può ottenere al massimo sei mensilità di risarcimento. Con l’abrogazione, verrebbe meno questo limite.

Oggi si possono sottoscrivere contratti a tempo determinato fino a dodici mesi, senza ragioni oggettive che giustifichino questa tipologia di rapporto temporaneo. Se passasse il terzo quesito, tornerebbe obbligatoria l’indicazione delle causali. Il quarto testo è incentrato sulla sicurezza e mira a estendere la responsabilità al committente in caso di infortuni o morti sul lavoro dei dipendenti di ditte terze. La materia è quella degli appalti.

L’ultimo quesito riguarda chi è originario di un altro Paese, per ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza legale in Italia per poter presentare la domanda per la cittadinanza.

A tal proposito, domenica 6 aprile al circolo Montebellina, si è svolta la prima riunione del comitato albese per il sì. Spiega la coordinatrice Martina Amisano, consigliera comunale di Alba città per vivere: «Siamo l’emanazione di un movimento nazionale che è stato in grado di raccogliere 500mila firme. Fino a giugno, ci troveremo ogni sabato nelle piazze di Alba».

E prosegue: «Per quanto riguarda l’ultimo quesito, la modifica della norma sarà lo strumento migliore per ridurre i tempi di ottenimento della cittadinanza. Dopo gli attuali dieci anni, che speriamo si riducano a cinque, ne passano almeno altri tre prima dell’arrivo del documento». Le persone interessate, se si includono i minorenni, sarebbero più di 2,5 milioni.

Nella Granda l’84% dei contratti è a tempo determinato: «Questo precariato»

A entrare nel merito del tema lavoro è Tommaso Bergesio, segretario provinciale di Cgil: «Sono temi che riguardano tutti. Ci poniamo l’obiettivo di riportare le persone alle urne per decidere il proprio futuro. Appoggeremo in pieno anche il quinto quesito: il diritto a un lavoro giusto passa anche dalla piena cittadinanza».

E prosegue: «I primi due referendum dovranno superare in parte lo sciagurato Jobs act del 2015. È giusto che i lavoratori possano tornare al proprio posto nelle grandi imprese. E che nelle piccole l’indennizzo sia proporzionato alla forza economica dell’azienda e alla situazione familiare del lavoratore». Sul terzo, aggiunge: «Posso dire che i contratti a tempo determinato si sono trasformati in strumenti di precariato. Pure nella Granda, l’84% delle nuove assunzioni avviene con contratti a termine, senza spiegarne il motivo: è un discorso che non favorisce la specializzazione dei lavoratori».

Ogni giorno, in Italia, ci sono tre morti sul lavoro: «Troppe volte si fa ricorso ad appalti e subappalti sulla base del massimo ribasso. Se tornasse la responsabilità del committente, tema del quarto quesito, siamo convinti che le imprese vigilerebbero maggiormente». d.ba.

 Davide Barile

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