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Tre tritoni suonano conchiglie nel Roero: la storia di Renzo, Roberto e Stefano

Tre tritoni suonano conchiglie nel Roero: la storia di Renzo, Roberto e Stefano 1
Da sinistra: Renzo (classe 1943), Stefano (2015) e Roberto (1974) Ferrero.

CASTELLINALDO Ci sono oggetti che rimangono ad aspettarci, guadagnando immobili polvere e tempo. Diventano retaggi di tempi passati, muti, capaci di suscitare la curiosità di mani piccole attratte dalla fantasia che ispirano. E poi ci sono oggetti che restano, testimoniando chi ci ha preceduto, coloro che, occupando altre stanze e indossando vestiti di foggia diversa, hanno utilizzato quegli stessi strumenti. Oggetti che nelle nostre mani diventano un’eredità, una memoria materiale di ciò che siamo stati quando non eravamo ancora noi.

Renzo Ferrero ha iniziato a suonare le conchiglie quando era adolescente, aggregandosi agli altri ragazzi che si spingevano nel Bosco delle torte al mezzogiorno dei tre giorni prima di Pasqua. Erano gli ultimi anni ‘50. Castellinaldo era un paese abbellito dal rosa tenue dei pescheti, dove il suono greve da una collina all’altra ricordava ai compaesani il mistero della morte del Dio fattosi uomo e li esortava a lasciare i lavori. La sua conchiglia era già appartenuta al padre bambino, giunta a inizio Novecento quale regalo esotico da certi parenti emigrati in Francia, acquistata su una bancarella di Marsiglia dopo un viaggio oltre l’Atlantico.

Poi, quell’ululare sordo si era fatto sempre meno frequente nei giorni di primavera. Le conchiglie forate se ne rimanevano stipate in qualche cassa di magazzino, inutili al loro scopo e a una modernità che galoppava sulle vestigia del mondo contadino. Rimasero i conservatori come Roberto, che nei giorni indicati se ne usciva in cortile e soffiava forte in quell’oggetto. Da lontano l’eco isolata di un’altra nostalgia evocava le stagioni andate, la tradizione attraversava esile l’aria delle colline.

Sono stati loro, i continuatori che oggi hanno i capelli brizzolati, i primi tritoni che hanno restituito il rito del suono delle conchiglie. Ed è grazie a loro se oggi i luoghi alti del Roero sono visitati da suonatori e curiosi, che celebrano una tradizione riproposta per il senso di comunità e il desiderio di partecipare. A Castellinaldo, tra gli altri, ci sono Renzo e Roberto, padre e figlio. E c’è anche il nipote Stefano, che di primavere ne ha appena nove, orgoglioso della pernacchia che in quella cosa fa uscire un suono tanto forte da raggiungere posti lontani. E che giocando apprende il senso di un’appartenenza.

Roberto Savoiardo


I Suonatori di Conchiglie di Castellinaldo in occasione della Pasqua

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