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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Sbërnufia

Significa: ragazzina che si atteggia; bisbetica, schizzinosa, smorfiosa, sofisticata; sinonimo di ubriachezza

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ABITARE IL PIEMONTESE Volenti o nolenti, la parola di questa settimana è al femminile. Niente di personale: nella lingua piemontese c’è anche questo epiteto che indica solitamente una donna sofisticata, smorfiosa o che ostenta impettita la sua superiorità in determinate circostanze. Una sbërnufia. Chiaramente la parola annovera una gamma di varianti, anche a distanza di pochi chilometri, come sbërgnufia, bërnufia, sbërlufia. Volendo formularne a tutti i costi una versione maschile per par condicio, senz’altro c’è la possibilità, timidamente riportata da alcuni vocabolari. Bërnufi è l’uomo schizzinoso, mentre il bërnufion è il saputello pretenzioso. Effettivamente però se il destinatario dell’appellativo fosse un uomo, c’è una miriade di altre parole che possono accontentare il fine dicitore.

La derivazione della parola attingerebbe dalla radice preromanza bern (corpo di forma tondeggiante), che assume in italiano diversi valori semantici secondari, tra cui quello di deridere o beffare, cui occorre riportare la famiglia lessicale piemontese, su cui tuttavia sussistono ancora alcuni dubbi. Giacché per qualcuno significa ubriachezza, il significato è connesso forse con sbornia. Un’altra versione etimologica del significato più comune è l’unione tra nifler (mostrare ripugnanza) e berner (burlare), entrambi in francese antico.

Non ultimo c’è il verbo corrispondente sbërnufié, il cui significato è intuibile: percepire un odore sgradevole e provare avversione. La maggioranza delle persone utilizza dunque sbërnufia con questo significato: definire una donna, specialmente una ragazza, schizzinosa o comunque atteggiata. A volte anche una ragazzina bisbetica, schernitrice. La gravità dell’intenzione con cui viene pronunciata la parola, più o meno irriverente e offensiva, dipende dalla circostanza quando non dal tono. Sbërnufia viene pronunciata anche nell’opera teatrale La fiera di San Martino di Oscar Barile, dove il personaggio antagonista Roch, ormai disperato davanti all’accusa schiacciante di omicidio, inveisce apostrofando così il personaggio di Gina, moglie della vittima.

Paolo Tibaldi

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