L’AZIENDA Alla Gai di Ceresole la crescita passa attraverso l’energia verde: nei piani 100 dipendenti in più in 5 anni

Nel polo di Ceresole, in fase di ampliamento, verrà realizzato un impianto fotovoltaico da 5 milioni di euro con Huawei e Albasolar

L'AZIENDA Alla Gai di Ceresole la crescita passa attraverso l'energia verde: nei piani 100 dipendenti in più in 5 anni 1
L'ingegnere Carlo Gai. Foto Montisci.
di Maria Grazia Olivero

L’AZIENDADa una delle terrazze dello stabilimento di Ceresole, l’ingegner Carlo Gai – «saranno 82 anni il prossimo 14 settembre, il giorno in cui è nato il nuovo Papa americano, Robert Francis Prevost», spiega subito con orgoglio – si può comprendere il nuovo ampliamento, «uno ogni sette anni, pensando al futuro», che l’azienda specializzata nella produzione di macchine per l’imbottigliamento sta realizzando.

Qui, al limite della Granda verso il Torinese, l’impresa nata nel 1946 da Elsa e Giacomo Gai e ora giunta alla terza generazione realizzerà il più grande impianto privato italiano di accumulo a batteria con gestione intelligente dell’energia.

La Gai – che produce da tempo in autonomia energia elettrica e termica tramite un grande impianto fotovoltaico e tre cogeneratori a metano –, grazie alla collaborazione tra Huawei digital power e Albasolar sarà ancora una volta pioniera nei sistemi a energie rinnovabili. Il progetto consentirà di migliorare l’integrazione tra le fonti di generazione, aumentando la produzione e l’autoconsumo da fotovoltaico.

Ne parliamo con Carlo Gai, che è il primo artefice di tanta bellezza. Il fabbricato produttivo è un modello di funzionalità ed efficienza, dotato di un nuovo accesso sulla provinciale, parcheggi coperti, un parco, impianti sportivi a disposizione dei dipendenti e persino un laghetto, nel rispetto della tradizione delle peschiere di quest’angolo di Roero.

Alcuni scatti della Gai e dell’ampliamento in corso (foto Montisci):

Dunque, ingegnere, gli ottant’anni che la Gai compirà nel 2026 saranno ancora una volta segnati dalla crescita sostenibile, una bella sfida in un momento delicato per l’economia, giusto?

«Stiamo realizzando un ampliamento del sito produttivo da 25mila metri quadrati: lo stabilimento sarà migliore, più grande, bello, funzionale e vivibile. Avremo così anche una superficie da utilizzare per un nuovo impianto fotovoltaico posizionato, come il precedente, sulla copertura, per 3.100 kilowatt in aggiunta. Nei momenti ottimali si potranno produrre 4.500-4.800 kwh come punte, mentre l’azienda ne consuma circa 1.500-1.800, con potenziali esuberi per circa tremila kwh. In questo momento gli esuberi, di molto inferiori, vengono immessi nella rete, con un rimborso economicamente non interessante. Per poterli accumulare abbiamo perciò acquistato un complesso di batterie di produzione cinese (Huawei), che ci consentirà di aumentare la percentuale di energia da solare dal 40 al 75 per cento».

Oltre a utilizzarle per produrre energia pulita, prevede un ritorno economico?

«In primo luogo, abbiamo buone ragioni tecniche per muoverci: la rete elettrica ha messo in evidenza fin dal nostro arrivo a Ceresole numerose microinterruzioni problematiche per la nostra attività, che abbiamo dovuto risolvere. Il risparmio che permette l’attuale sistema di produzione dell’energia è di cinquecentomila euro l’anno (evitando 1.800 tonnellate di Co2 ogni dodici mesi), mentre con il progetto realizzato da Albasolar ci attendiamo di arrivare al doppio, un milione, tramite un investimento di cinque milioni di euro: sarà il più grande impianto italiano privato di batterie realizzato fino a oggi».

I numeri di un colosso ancora famigliare

L'AZIENDA Alla Gai di Ceresole la crescita passa attraverso l'energia verde: nei piani 100 dipendenti in più in 5 anni

Parliamo della crescita dell’impresa, Gai. Avete fatto a vostre spese lo svincolo sulla provinciale, anche il verde circostante è parte di un progetto che coniuga bellezza, produttività, welfare.

«L’ampliamento in corso è stato progettato quattro anni addietro, in un momento di richiesta ottimale per Gai. Oggi la situazione è mutata, ma ritengo che un imprenditore debba essere ottimista …oltre che un po’ fortunato. Per crescere ancora, sulla base della nostra esperienza, abbiamo immaginato che i dipendenti possano aumentare di un centinaio in cinque anni. Al momento abbiamo 310 addetti a Ceresole, 50 in Francia e 6 negli Stati Uniti, a integrare il lavoro del nostro importatore».

Da pochi addetti iniziali a quasi cinquecento nel prossimo futuro: come avete fatto a crescere?

«Per dare lavoro a tutti siamo passati da una gamma di macchinari per piccole e medie imprese, legate soprattutto alla viticoltura, a una che tende anche verso l’industria dell’imbottigliamento per vino, birra e altri liquidi alimentari come olio, aceto, acque minerali. La nostra macchina più grande è stata realizzata per la Martini di Pessione, ma abbiamo nuove richieste. L’ampliamento del sito produttivo serve a realizzare impianti capaci di imbottigliare fino a 40-45mila bottiglie l’ora».

Oggi siete presenti in tutto il mondo?

«Registriamo in media il 75 per cento di export, mentre il 25 per cento della produzione resta in Italia. Pensiamo di incrementare i mercati nel nostro Paese, ma non solo: anche in Francia, Stati Uniti (Trump permettendo, ovvio…), Spagna, Germania, Australia Nuova Zelanda e Sud America».

Lo scenario internazionale peggiore di sempre 

Vede difficoltà per l’economia mondiale?

«Notevoli. Faccio l’imprenditore da 55 anni e ritengo sia questo il passaggio più complesso di sempre».

Perché?

«Gli Stati Uniti, il Paese che ha sempre guidato l’Occidente, dove si sono alternati presidenti con diverse tendenze, hanno un leader tra i meno “regolati”, per usare un eufemismo. D’altro canto, l’Europa ha sviluppato una burocrazia onerosa e difficoltosa, che rallenta moltissimo l’impresa, mentre l’Italia è in una situazione ancora peggiore. Intanto, la Cina sta letteralmente correndo. Per esempio, i pannelli fotovoltaici sono cinesi, con una concorrenza europea che non regge. Stiamo perdendo molto, troppo tempo».

Alla luce di questa situazione, che cosa occorre per arrivare a una svolta?

«Un’amministrazione semplificata. L’Italia ha manodopera di grande qualità, migliore di quella di altri Paesi. L’italiano ha più fantasia, è meno sindacalizzato se vive un contesto adeguato e più collaborativo, ma la burocrazia rappresenta un grave freno per la crescita».

Viste le sue scelte, lei crede nel rispetto per l’ambiente?

«Ragiono da imprenditore e valuto che il nostro nuovo impianto fotovoltaico sarà ammortizzato in cinque anni, con una durata probabile di trenta. Aiutare l’ambiente è un valore per l’impresa, ma se l’energia autoprodotta costasse il 50 per cento in più, non l’avrei scelta».

Banner Gazzetta d'Alba