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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Masoé (mezzadro, contratto agricolo di mezzadria)

Significa: mezzadro, contratto agricolo di mezzadria

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 26

ABITARE IL PIEMONTESE La mezzadria è un contratto agrario d’associazione che prevede la rigida divisione a metà fra proprietario e lavorante della terra tra spese di gestione e raccolto (o ricavo della vendita) dei prodotti. La sua scadenza era prevista a San Martino, l’11 novembre, data in cui il mezzadro si sarebbe messo in marcia per cercare un altro padrone. La parola di questa settimana è masoé (pronuncia: masué). L’etimologia è latina, da mansuarium, affittuario (mansum: fattoria), espansione del linguaggio amministrativo carolingio che si diffuse in diverse zone dell’Impero tra cui l’Italia settentrionale e il Piemonte. Da questa espressione si diffuse il tipico cognome piemontese Masoero.

San Martino passò alla storia come l’uomo (il soldato)– che tagliò il suo mantello con la spada per donarne una metà a un pover’uomo in strada e ripararlo dal freddo. Chissà che non sia proprio questa la metafora che si sarebbe dovuta verificare tra padrone e mezzadro: dividere a metà. Raramente però la suddivisione avveniva in questa misura. Se non altro, fin dal giorno successivo la scadenza del contratto, il mezzadro avrebbe avuto diritto a tutti i prodotti non ancora raccolti. Ben poco, probabilmente.

Ecco perché tra i modi di dire ce n’è uno clamoroso: esse masoé e padȓon. Letteralmente significa: essere mezzadro e padrone, ma s’intende in rapporto di metà e doppio, come nel gioco quando una squadra si trova ad avere il doppio dei punti dell’avversaria. C’è anche un proverbio che sfiora la trivialità, ma rende l’idea: trist col masoé ch’ëȓ padȓon o-i pissa nso liamé. Ne tentiamo una traduzione pseudo-raffinata: mesto quel mezzadro il cui datore di lavoro va mingendo sul luogo di assembramento di concime naturale a gestione del primo.

La narrazione sui contratti di mezzadria è molto utilizzata di questi tempi, forse perché si tratta di un periodo ampio, partecipato e chissà se effettivamente scomparso. Il tema è tornato al centro del dibattito socioeconomico contemporaneo, un argomento cruciale tra il passato e il futuro della civiltà contadina piemontese. Se avessimo potuto scegliere in quale giorno dell’anno nascere, avremmo optato proprio per San Martino, l’11 Novembre e, a onor del vero, c’è andata bene.

Paolo Tibaldi

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