Un piccolo seme che genera nuovi modi di vivere la realtà

Un piccolo seme che genera nuovi modi di vivere la realtà

ORTO SOLIDALE Elena Boccon è responsabile dell’area clinica della cooperativa Progetto Emmaus.

Qual è il significato di un’attività come l’orto sociale dal punto di vista emotivo e relazionale per i partecipanti?

Un piccolo seme che genera nuovi modi di vivere la realtà 1«L’attività dell’orto è stata intrapresa dai partecipanti motivati dal bisogno di riempire il tempo, piacere di stare con gli altri, possibilità di una “ricompensa”. Con cadenza settimanale l’iniziativa è diventata un appuntamento fisso. Le persone si sono organizzate per lo spostamento dal quartiere all’orto con l’auto, sempre in presenza di un facilitatore. Questo ha permesso di trascinare il gruppo ed essere punto di riferimento, aiutando le persone a gestire lo stare insieme, dimensione che comporta ricchezze e fatiche. Un’attività come questa può rappresentare quindi una buona palestra in cui sperimentarsi nella relazione con l’altro e nel gruppo».

In una società come quella odierna, caratterizzata tendenzialmente dall’ossessione per il profitto e frammentazione dei legami, l’orto sociale può contribuire a generare diversi modi di vivere la realtà?

«Sono stati i partecipanti all’attività dell’orto a pensare e proporre la possibilità di allestire un mercatino con i prodotti della terra, destinando il ricavato all’attività stessa e per il quartiere. Inoltre, una delle partecipanti si è data da fare per prendere di settimana in settimana le comande da parte di altri abitanti dell’area condominale. I beneficiari si sono quindi auto organizzati allestendo un banchetto negli spazi di vita quotidiana, esponendo i prodotti dell’orto che ciascun passante poteva acquistare. Questo è stato anche per loro il momento di raccontare l’attività ad altri e incontrare la curiosità dei passanti. Si tratta di un piccolo seme, che riprodotto in maniera più allargata potrebbe contribuire a generare altri modi di vivere la realtà, immaginando nuove possibilità di relazione e di condivisione».

Matteo Viberti

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