La Geac, società di gestione dell’aeroporto cuneese, avrebbe comunicato ai propri soci – tra cui il Comune di Alba – una difficile situazione finanziaria dell’aeroporto di Levaldigi.
Si parla, per il solo 2010, di una perdita di esercizio di 1,8 milioni di euro, del mancato pagamento delle ultime rate del mutuo contratto con la Cassa depositi e prestiti, di un’esposizione di 2,5 milioni di euro, di cui 1,5 scaduti, di debiti tributari consistenti (circa un milione di euro).
D’altro canto, la situazione del mercato è estremamente complicata: Geac, infatti, vanta un credito nei confronti dei clienti vicino a un milione di euro, di cui oltre 600 mila scaduti.
Recentemente Geac aveva avviato una fusione per incorporazione con Sitraci (società che avrebbe dovuto contribuire a costruire il traforo del Ciriegia, mai realizzato), società anch’essa partecipata dal Comune di Alba. A tale proposito, la prossima riunione della Giunta guidata da Maurizio Marello dovrebbe approvare alcuni atti di indirizzo relativi alle società partecipate, da sottoporre poi al Consiglio comunale. In altre parole, si deciderà se il Comune continuerà a restare in alcune società in cui detiene le quote (percependone eventualmente gli utili, ma soprattutto finanziandone le perdite) oppure se tali quote debbano essere messe in vendita.
Geac: il Comune chiude i rubinetti. Il Comune di Alba ha già annunciato che non finanzierà un eventuale aumento di capitale di Geac.
«Ne dovremo discutere nella prossima riunione di Giunta », ha detto il sindaco Maurizio Marello. «In ogni caso credo che sarà condiviso un orientamento teso a non procedere a ulteriori ricapitalizzazioni, che verrebbero inevitabilmente erose negli esercizi successivi.
Già nel 2008 il centro-sinistra in Consiglio comunale aveva votato insieme alla maggioranza una deliberazione di indirizzo che proponeva l’uscita del Comune da Geac e riteniamo di continuare coerentemente su quella strada».
Apro. È stata nell’occhio del ciclone nelle scorse settimane per la consistente perdita di esercizio (213 mila euro) e per le dichiarazioni critiche di Marello sui costi sostenuti per la realizzazione della sede del settore alberghiero nel castello di Barolo.
Sicuramente Alba non uscirà da Apro, dal momento che detiene una partecipazione rilevante (vicina al 15%) e che l’attività svolta è sempre stata ritenuta «di interesse pubblico ». Tuttavia, l’esecutivo di piazza Duomo non resterà a guardare.
Se il “progetto Barolo” non sarà inserito nelle attività formative specifiche di Apro, è intenzione del Comune chiedere la cessione di attività in modo da rientrare, almeno parzialmente, degli investimenti sostenuti.
Stirano. Qui la questione è più complessa. Marello sostiene che il Comune e, più in generale, la parte pubblica debbano avere maggior voce in capitolo anche nella gestione della società.
L’assessore al bilancio Franco Foglino, che ha partecipato all’assemblea dei soci del 3 febbraio, ha fatto il punto della situazione: «Innanzitutto non si sono registrate perdite di esercizio e ciò è una buona notizia per le casse comunali. Più in generale, Stirano vorrebbe estendersi e acquisire lavori e appalti anche al di fuori del territorio dei Comuni che detengono quote nella società. Ciò non è possibile ai sensi della legge vigente, a quanto mi risulta.
A questo punto si impone una riflessione. Il Comune non partecipa a società di capitali per fare degli utili o per operazioni finanziarie, ma perché ritiene che quella società persegua un interesse pubblico che non possa che essere garantito se non mediante una partecipazione pubblica. Stando così le cose, il Comune potrebbe anche valutare l’opportunità di uscire dalla società che, a questo punto, potrebbe perseguire liberamente le proprie strategie aziendali».
Altre partecipazioni. È andata deserta la recente asta per la vendita di quote della società “Mercato ortofrutticolo del Roero”, che gestisce il mercato di Canale. Probabilmente verrà indetto un secondo bando. Il Comune dovrebbe cedere anche le proprie quote di Fingranda, società finanziaria dalla quale è uscita recentemente anche la Provincia, che ha trasferito le proprie partecipazioni alla Regione. «Sarebbe auspicabile che la Regione valutasse la possibilità di acquisire anche le nostre quote», ha dichiarato Foglino.
a.c.