Quanto è difficile essere figli d’arte

Luca Caramelli è un imprenditore di Mondovì, celebre nel mondo industriale locale per le numerose e prolifiche attività condotte in vari settori commerciali. È a capo di un’azienda a gestione familiare, e al Forum albese delle piccole e medie imprese racconta una biografia apparentemente lineare, in verità scaturita da contingenze delicate.

Caramelli: «Nascere in una famiglia di imprenditori è difficile. Si rischia di respirare il clima societario prima di quello domestico». Per definire il suo percorso professionale usa un termine eloquente: «Se non avessi seguito l’iter di formazione (la “gavetta”, per intenderci) in altre aziende rispetto a quella familiare, sarei stato letteralmente “inzerbinito” dai talenti e dalle competenze di mio padre. Ho dunque affrontato contesti alternativi, percorsi difformi rispetto a quello più scontato, più facile».

Sulle motivazioni che hanno reso possibile costruire un piccolo “regno” imprenditoriale, Caramelli è schietto: «All’inizio non disponevamo di alcuna conoscenza di tipo tecnico o specialistico. L’obiettivo è stato di acquisire un’infarinatura di base rispetto ai settori nei quali desideravamo gareggiare. C’è da ammettere che quasi tutte le occasioni commerciali sono spuntate per caso». Il caso non pare peraltro il solo elemento necessario a un buon imprenditore.

È infatti indispensabile «dotarsi di buoni manager esterni, oltre che di strumenti di gestione e controllo. L’individualismo è forse opportuno agli inizi, al momento del “lancio dell’impresa”, ma poi il ricorso a strutture esterne di sostegno e organizzazione diventa imprescindibile. Altrimenti, le possibilità di ingrandirsi e di competere realmente sul mercato risultano inficiate, o quantomeno indebolite».

m.v.

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