Negli ultimi tempi sono due i temi che tengono alta l’attenzione degli amministratori della Valle Bormida: il risarcimento per il danno ambientale e l’avvio del Contratto di fiume.
Sulle due questioni abbiamo interpellato uno dei massimi esperti in materia, il valbormidese Renato Galliano (foto), originario di Gottasecca, presidente di Eurada (European association of development agencies), l’associazione europea delle agenzie di sviluppo. Galliano conosce a fondo le vicende della Valle, essendosi occupato dei piani predisposti in passato per il rilancio della zona dopo oltre un secolo di Acna, e recentemente ha collaborato a uno studio per il recupero di aree agricole incolte o sottoutilizzate inviato alla Comunità montana (Gazzetta ne ha parlato nel novembre scorso, nda). Secondo Galliano il progetto dovrebbe trovare gran parte dei finanziamenti attraverso la somma destinata al risarcimento ambientale, oltre che da fondi europei.
«Il progetto dovrebbe essere la base per lo sviluppo del Contratto di fiume. Ritengo però necessario che venga elaborato da tecnici locali e non da Finpiemonte. Contenuti, modalità e obiettivi devono nascere localmente. Finpiemonte deve recepire le indicazioni del territorio e avere un ruolo di coordinamento », spiega Galliano.
Sulla questione del danno ambientale Galliano prende spunto dal fatto che l’Eni ha fretta di chiudere diverse pratiche (tra cui quella dell’Acna), per invitare gli enti locali a fare pressing. «Eni vuole chiudere: la Regione deve quindi lavorarci sopra assieme agli enti locali per negoziare il risarcimento.
La Regione deve seguire le proposte dei Comuni. Il risarcimento dev’essere a scalare in base alla distanza dalla fonte dell’inquinamento. Chi era più vicino all’Acna ha subìto maggiori danni ambientali; quindi deve ricevere di più. È importante fare attenzione per evitare che passi la logica del risarcimento in base alla popolazione, soluzione che penalizzerebbe l’alta Valle», afferma Galliano.
Sulla transazione, abbiamo anche sentito l’ex commissario per la bonifica Stefano Leoni, attuale presidente nazionale del Wwf. «C’è molta segretezza sulla contrattazione tra Ministero ed Eni. Sono scettico sul fatto che si possa chiudere l’accordo in tempi brevi, vista la complessità della questione. Inoltre, resta da vedere quale sarà l’intenzione del nuovo Ministro dell’ambiente. In passato, Clini si è occupato spesso di Acna; potrebbe quindi sentire la necessità di chiudere il contenzioso», afferma Leoni, che ricorda anche come Clini negli anni ’90 fosse favorevole alla costruzione del Re-sol.
In merito alla “transazione globale” che l’Eni intende chiudere entro fine anno, circolano però anche altre ipotesi che potrebbero ridimensionare la somma a disposizione della Valle Bormida. L’Eni potrebbe infatti puntare a mettere sul piatto della trattativa col Ministero dell’ambiente anche i fondi già spesi per le opere di bonifica, sottraendoli in pratica dalla somma da pagare come risarcimento. Qualcosa di simile l’aveva anche detto il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo nell’ottobre 2010 a Cengio, quando, incontrando gli ambientalisti sul piazzale dell’Acna, affermò che l’obiettivo era di ottenere gratis le aree da parte di Syndial e che il loro valore sarebbe stato preso in considerazione nella transazione, in pratica sottraendo il valore dell’area dalla somma stabilita per il risarcimento. La situazione, quindi, resta interlocutoria. E il Neoministro dell’ambiente, a distanza di anni, si ritrova a fare i conti con l’Acna.
Corrado Olocco