Cala il sipario sulle Comunità montane

Salvo sorprese tanto clamorose quanto improbabili, nel 2012 si chiuderà l’esperienza quarantennale delle Comunità montane piemontesi. La scorsa settimana, la Giunta regionale ha approvato il disegno di legge che prevede la trasformazione degli enti montani in Unioni di Comuni. Ora, la parola passa al Consiglio regionale e dopo l’approvazione di palazzo Lascaris, i Comuni avranno tre mesi di tempo per decidere se dare vita a unioni o convenzioni per i servizi associati. Poi, a partire da metà 2012, entreranno in azione i commissari incaricati di liquidare beni e sedi. In linea di massima il sipario sulleComunità montane dovrebbe calare a settembre.

L’assessore regionale agli enti locali Elena Maccanti (foto)  ha definito l’operazione «una grande opportunità per ridisegnare la geografia amministrativa del Piemonte proprio in base alle sue caratteristiche e per rispettare l’autonomia organizzativa dei nostri Comuni ».

Il disegno di legge prevede per i Comuni sotto i mille abitanti una norma per le cosiddette “Unioni miste”, in base alla quale, in caso di unione con Comuni sopra i mille abitanti, quello sotto i mille non perderà l’autonomia di bilancio. Per quanto riguarda le nuove aggregazioni, la Giunta regionale ha confermato il limite di 3 mila abitanti per le aree collinari e montane, ma per la gestione associata del servizio di socio-assistenza sono stati fissati limiti più ampi: 15 mila abitanti per collina e montagna e 20 mila per la pianura.

L’ormai prossima liquidazione delle Comunità montane ha suscitato l e proteste dell’Uncem Piemonte. Commenta il presidente Lido Riba: «Non possiamo vedere soppresse le Comunità montane con un attacco ideologico che mira a fare cassa alle spalle di quanti vivono e operano nelle terre alte. La nostra è una battaglia di civiltà e legalità per il territorio montano. Il disegno di legge prende di mira il territorio più debole, distruggendolo. La preoccupazione per il personale è fortissima: 435 dipendenti qualificati (in alta Langa sono una dozzina, nda) costretti a cercarsi un altro posto nei Comuni o in Regione, oppure messi in mobilità».

Molto critico anche il consigliere regionale Mino Taricco: «La proposta di legge è inaccettabile perché distruggerebbe l’esperienza delle Comunità montane e dei Consorzi socio-assistenziali senza sostituirli con qualcosa di altrettanto efficace. Inoltre, i 435 dipendenti andrebbero in una lista di mobilità cui dovrebbero attingere gli enti locali. Ma in questa situazione di profonda crisi, quale Comune è in grado di assumere?».

Venerdì scorso, l’Uncem Piemonte ha indetto una conferenza stampa per presentare le prime iniziative della mobilitazione contro il disegno di legge regionale. Si comincia oggi, martedì 20, alle 14, con una manifestazione dei dipendenti delle Comunitàmontane, davanti al Consiglio regionale in via Alfieri, promossa dai sindacati.

Corrado Olocco

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