Sicuramente molti rimarranno felicemente sorpresi nel leggere uno scritto di Giovanni Pascoli sul significato e sul valore del giorno della domenica, pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano cattolico Avvenire. «In questo mondo nel quale viviamo», scriveva il poeta, «affaticato e affannato, suoni il cantico della risurrezione! Si restituisca al lavoro ciò che lo distingue dalla pena; si renda al lavoratore ciò che lo distingue dal forzato e dal dannato; riabbia il popolo umano ciò che gli era stato dato: la sua domenica! Senz’essa, non c’è settimana».
«Dice la fede: riposate l’un dì dei sette, o uomini, le cui membra sono gravi e frali: anche Dio riposò nel settimo giorno, egli che crea con un fiat. Dice la scienza: abbiate, ogni tanto, magari più spesso che ogni sette giorni, un giorno di requie perfetta, se volete che le forze vi bastino. Dice la giustizia: uomini, non fate degli uomini peggio che non facciate dei giumenti, i quali non attaccate tutti i giorni dell’anno. Dice l’umanità: se gli uomini hanno il diritto di generare, abbiano ancora il modo, almeno un giorno della settimana, di trattenersi coi loro piccini, e di farsi conoscere e di conoscerli. O santa domenica, o giorno di silenzio e di tenerezza e di raccoglimento!». È appena uno stralcio della lunga riflessione pascoliana, che torna oggi di urgente attualità.
Il coraggio di un imprenditore
La notizia è recente. Marcello Cestaro, presidente del Padova calcio, titolare dei supermercati Famila, gruppo Unicomm, ha inviato una lettera ai propri dipendenti annunciando che avrebbe tenuto chiuso la domenica e nelle festività. Notizia che non è caduta nel vuoto, perché altri gruppi commerciali del Veneto hanno dichiarato la propria intenzione di voler prendere la stessa decisione, in accordo con la segreteria regionale Fisascat Cisl. La realtà Unicomm ha 500 punti di distribuzione, fra grandi centri commerciali e supermercati: ben 7.200 dipendenti in questi giorni festeggiano la chiusura domenicale.
La campagna “Libera la domenica” sta dando i suoi frutti. Confesercenti e Federstrade hanno depositato in Parlamento una legge di iniziativa popolare, supportata da 150 mila firme, per chiedere la restituzione alle Regioni del potere di regolamentare gli orari degli esercizi commerciali. Marcello Cestaro ha dichiarato apertamente le sue profonde convinzioni, che stanno a fondamento della sua scelta, al di là di ogni problematica economica, sindacale, sociale. «Sono un credente», ha detto in un’assemblea di studenti, «e l’appello dei vescovi a consacrare la domenica al Signore e al riposo mi ha messo in discussione. Io voglio trascorrere questa giornata in famiglia, con i miei nipotini, dopo aver soddisfatto i doveri religiosi. Sono un imprenditore, quindi devo far tornare i conti, ma l’impresa ha un’etica, ha una funzione sociale, che è anche quella di far contenti, vorrei dire felici, i miei dipendenti e le loro famiglie».
L’Ufficio della pastorale sociale e del lavoro di Padova ha commentato che la decisione del gruppo Unicomm dimostra «che non ci sono, nei mercati, meccanismi ineluttabili, ma esistono margini di scelta», e il caso Cestaro certifica che «le scelte che non rispettano l’etica finiscono per non convenire neanche all’economia», e invita gli imprenditori del settore a trovare lo stesso coraggio del signor Cestaro che, a modo suo, ha messo in atto l’invito del Pascoli: «Date, restituite anzi, ai vostri figlioletti e a voi, la poesia, la loro domenica, le passeggiate, le scampagnate. Mostrate loro, un giorno per settimana, i bei monti, il bel cielo sereno e la vostra fronte senza rughe!». Giovanni Ciravegna