Storie di coraggio raccontate da Oscar Farinetti

Storie di coraggio è il titolo dell’ultimo libro di Oscar Farinetti, che verrà presentato venerdì 4 ottobre nel teatro della fondazione Mirafiore – a Fontanafredda – alle 18.30. Ci saranno anche i due coautori e due protagonisti del libro: Beppe Rinaldi e Walter Massa. In un viaggio dal Nord al Sud dell’Italia, l’autore, insieme a Shigeru Hayashi, sommelier giapponese, e Simona Milvo, addetta stampa di Oscar Farinetti, racconta le storie di dodici produttori di vino, tra i più meritevoli della penisola accomunati da un modello di agricoltura sostenibile.

copertina storie di coraggio oscar farinetti

 Come nasce questo volume?

«Il coraggio è contagioso. Ho deciso così di raccontare storie di uomini coraggiosi, che senza gesti clamorosi sono stati i pionieri nel mondo del vino. Questo libro vuole contagiare chi lo legge a diventare coraggioso; l’esperienza è più importante che studiare sui libri. Il vino inoltre rappresenta e rappresenterà il futuro dell’Italia».

 Con quale criterio sono stati scelti i dodici produttori di cui lei parla nel libro?

«Probabilmente ne avrei dovuti scegliere molti di più; in ogni caso più che produttori di vino sono dodici grandi “sofisticatori”. Sono persone, con età, sesso e storie diverse, che nel fare il vino ci mettono altro oltre alle uve: valori immateriali ma soprattutto loro stessi. Sono partito dalla Valle d’Aosta dove ho chiacchierato con Costantino Carrère e degustato il suo Les Crètes. In Piemonte ho incontrato Angelo Gaja, la qualità fatta a persona, Beppe Rinaldi, con cui ho discusso di vino ma anche di tradizione, politica, conservazione, rivoluzione, e Walter Massa, che ha chiamato alcuni amici a cucinare per noi. In Veneto Marilisa Allegrini ha raccontato dell’Amarone, il primo fra i suoi amori. In Friuli, Josko Gravner ci ha trascinato nell’essenza della verità; Piero Antinori, toscano, ha raccontato come è passato da 50 a 2.000 ettari di terra. Più che di Sassicaia, con Nicolò Incisa, invece ho parlato delle gesta di Ribot; in Umbria le sorelle Lungarotti hanno svelato il loro segreto: la complementarietà, mentre nelle Marche, Ampelio Bucci ha mostrato il lato morbido del suo carattere. In Sicilia Josè Rallo ci ha fatto venire i brividi parlando di Donnafugata e per concludere il mio viaggio ho parlato con i giovani Francesca e Alessio Planeta. Dodici storie di coraggio ma anche dodici persone speciali, visionari, che hanno fatto e detto cose speciali».

 Il tema principale del suo libro è il coraggio: ma come è possibile essere coraggiosi nella società contemporanea?

«Si deve essere coraggiosi. Bisogna guardare al passato, tralasciare i cattivi esempi, e credere in se stessi. Quando io parlo di coraggio non intendo solo il superamento delle paure, ma la capacità di analisi, lo studio dello scenario, il senso civico, la propensione all’ascolto, il rispetto, la responsabilità, l’amicizia, ma soprattutto la predisposizione al dubbio. Il coraggio proviene dall’orgoglio per la terra e per il proprio Paese, dall’ottimismo e dalla coscienza, senza cui non si compiono gesti coraggiosi. Sebbene possa sembrare una cosa complessa, si può, e si deve, imparare a essere coraggiosi. L’Italia ne ha bisogno».

 Alla luce delle sue esperienze e delle storie che racconta nel libro, che cosa consiglia ai giovani di oggi?

«C’è sempre una breccia in un sistema che sembra non offrire opportunità: è importante saperla riconoscere. Questo è possibile cercando di essere innovativi e non arrendendosi mai. Basta studiare marketing o comunicazione: bisogna investire nei vecchi mestieri, quelli che si fanno con le mani, coinvolgendo gli amici; è più facile affrontare un progetto insieme».

 Manuela Anfosso

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