Suora, ma anche madre

Egregio direttore, ho provato vergogna e fastidio per come i media hanno ridicolizzato quella povera suora salvadoregna rimasta incinta. In un Paese dove ogni giorno si rubano i soldi pubblici, dove non c’è più morale, dove parassiti di ogni risma combinano le più efferate atrocità senza che nessuno abbia il coraggio di denunciare, dove non ci si scandalizza più di nulla, e la disonestà e le perversioni sono la normalità, in questo Paese, non hanno perso tempo neanche i buoni, quelli del politically correct, a beffare la povera suora, burlandosi del suo stato di madre. Non dico questo come cattolico bigotto perché non lo sono, lo dico in difesa di una donna fragile che non si può proteggere da una barbarie che la coglie disarmata.

Bruno Murialdo, Alba

Sono d’accordo con Murialdo: anche se la vicenda si prestava alle tristi chiacchiere da bar, il modo in cui i media l’hanno trattata è stato troppo pieno di malizia, soprattutto nei commenti, troppo superficiale. Per fortuna ormai la storia si è sgonfiata, la neomamma Roxana è uscita dall’ospedale e, secondo le fonti sanitarie, vivrà ora in una casa-famiglia con il suo bambino, Francesco Alessandro. Quello che ha fatto più scalpore è l’ingenuità di questa giovane di origine sudamericana, che non sapeva di essere rimasta incinta e davanti ai medici ha esclamato: «Io non posso partorire, sono una suora». Quello che invece mi ha colpito maggiormente è stato l’atteggiamento delle donne dell’ospedale di Rieti: subito si sono prodigate in tutti i modi per aiutare la giovane madre, che era sprovvista di tutto. Così Roxana ha dichiarato al Corriere della sera: «Ringrazio tutte le mamme, i papà, le nonne e pure le infermiere di questo reparto che in un baleno, dopo la nascita di Francesco, mi hanno regalato pannolini, tutine, bavaglini e cuffiette, visto che io non ero minimamente preparata. Hanno anche organizzato una colletta per quando uscirò dal convento e non avrò più mezzi per vivere». Alla fine la vicenda ha un risvolto positivo: la vita va sempre accolta e curata. Come scrivono i vescovi italiani nel messaggio per la Giornata per la vita che si celebra domenica prossima: «Ogni figlio è volto del “Signore amante della vita” (Sapienza 11,26), dono per la famiglia e per la società».

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