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Il Nebbiolo è una macchina da vino

Il Nebbiolo è una macchina da vino

VENDEMMIA Ci siamo. L’ora del nebbiolo è scoccata, un po’ in tutte le aree dove i suoi vini hanno i caratteri migliori. La raccolta è partita, con le giuste alternanze tra le vigne e le zone. Su questo vitigno e annata è utile sviluppare alcune riflessioni per far capire davvero come stanno le cose. Innanzitutto, una premessa importante: ogni annata è differente e perciò è fondamentale che chi opera, in vigna come in cantina, lavori con un atteggiamento razionale, adattando la sua azione alle situazioni che via via ritrova.

Tra le tante annate alle quali finora abbiamo assistito, questa ci sembra una delle più intricate, per due ragioni essenziali: innanzitutto per il lungo periodo di siccità che la pianta ha dovuto affrontare e, in secondo luogo, per le situazioni climatiche estreme con le quali ha dovuto convivere, un inverno tiepido, una primavera in certi tratti rigida e una estate torrida, soprattutto a luglio e agosto.

Il viticoltore e il cantiniere che supereranno l’esame del 2017 saranno più preparati di prima e avranno nella loro esperienza un “caso” in più che finora non si era ancora verificato.
Ed è lo stesso viticoltore che adesso, a metà settembre, deve decidere se iniziare a raccogliere i nebbioli o restare ancora un po’ ad aspettare. Ci sono vigne, soprattutto sui fianchi più assolati delle colline, che hanno dato tutto quello che avevano e non aspettano che di essere vendemmiate. Ma ce ne sono altre, in situazioni più fresche, che potrebbero aspettare ancora qualche giorno. Conoscendo le sue vigne e le condizioni in cui hanno trascorso l’anno, il viticoltore deve decidere e lo deve fare per aiutare la pianta a portare in cantina il frutto migliore. Perciò, il 2017 è un’annata complicata anche nella fase di raccolta.

Il nebbiolo è davvero una grande “macchina da vino”. Quest’anno lo ha dimostrato appieno, almeno a sentire diversi viticoltori. Diversamente da altre varietà, il nebbiolo ha affrontato le situazioni estreme con autorevolezza, per esempio senza crescere troppo negli zuccheri e mantenendo ancora un ottimo livello nell’acidità e nel Ph (che poi è il termometro del tenore acido). Anzi, nelle vigne che non hanno patito la siccità, la situazione è ottimale. Molti altri vitigni, invece, hanno subito questa situazione climatica. Il nebbiolo no, si è autogestito, si è autoregolamentato e ha saputo fare fronte agli stress ambientali. Adesso toccherà al vinificatore completare l’opera e, anche in questo caso, ognuno dovrà adattare il proprio atteggiamento tecnico al tipo di uva che avrà a disposizione.

C’è dibattito anche su quale sarà la qualità dei rossi di Langa e Roero. Certamente non possiamo parlare di un’annata perfetta, ma di lì a vituperare il risultato ce ne passa. Vorremmo ribadire un pensiero già espresso: per dare giudizi bisognerebbe aspettare, anche se ci sono situazioni che promettono bene. Una su tutte è lo stato di perfetta sanità delle uve.

Anche la quantità è in discussione. La resa 2017 sarà decisamente inferiore a quella fissata dal disciplinare: in alcuni casi del 15-20%, ma in altri anche del 30-40%. Anche qui, molto dipende dalle condizioni ambientali in cui il singolo vigneto ha sviluppato il suo ciclo vegetativo e produttivo. In conclusione, il 2017 è un’annata che incuriosisce. Non vediamo l’ora di poter assaggiare qualcosa.
 Giancarlo Montaldo

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