Smantellata banda di ladri che aveva commesso ben 49 furti nella Granda

Arrestato giovane doglianese accusato di due rapine a mano armata
Immagine d'archivio

CRONACA “Rubare ai ricchi per dare ai poveri” era questo il motto della banda di ladri colpevole secondo gli inquirenti di ben 49 furti nella Granda. La frase, comparsa sui profili Facebook di alcuni degli indagati, ha ispirato il nome dell’operazione, Robin 2, conclusa nei giorni scorsi.

A portarla felicemente a termine sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Cuneo e dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Saluzzo, che hanno smantellato una banda di soggetti di origine albanese dedita a furti e rapine in abitazione e  ai danni di esercizi commerciali nella provincia di Cuneo.

Gran parte degli indagati destinatari di quel provvedimento restrittivo sono stati raggiunti da una nuova misura cautelare emessa dal Tribunale di Cuneo – Ufficio GIP – in relazione ad ulteriori furti in abitazione ed esercizi commerciali, nonché a contestazioni di detenzione e spaccio di cospicui quantitativi di sostanze stupefacenti e detenzione e porto di armi comuni da sparo.

49 furti attribuiti alla banda

Le complesse e prolungate indagini, protrattesi da ottobre 2016 a luglio 2017, sono state coordinate dal sosttuto procuratore Alberto Braghin e sono state realizzate attraverso l’impiego di attività tecniche, servizi di osservazione e pedinamento e sequestri di refurtiva e droga.

I sette destinatari degli odierni provvedimenti restrittivi sono per la maggior parte pregiudicati per reati specifici, residenti o domiciliati nel territorio della provincia di Cuneo, tutti di età compresa tra i 28 e i 32 anni .

Altri due uomini, di 29 e 24 anni, sono sottoposti rispettivamente alla custodia in carcere e agli arresti domiciliari, in forza della precedente ordinanza eseguita nel mese di settembre. Un altro soggetto di origine albanese, residente in provincia, è stato indagato in stato di libertà in ragione del suo contributo marginale nelle attività criminose contestate. Un ultimo soggetto è stato rintracciato e sottoposto alla misura restrittiva nella città di Mestre.

I Carabinieri sono stati in grado di documentare complessivamente 49 episodi di furto, commessi prevalentemente in appartamenti e negozi ubicati nell’intera provincia di Cuneo e, in particolare, a Saluzzo, Verzuolo, Manta, Revello, Pianfei, Villanova Mondovì, San Michele Mondovì, Sale San Giovanni, Clavesana, Farigliano, Moretta, Villafalletto, Busca, Torre San Giorgio, Centallo, Cavallermaggiore.

Rodate le modalità esecutive delle azioni criminose, tutte messe a segno in tempo di notte: alcuni degli indagati, a bordo di autovetture, accompagnavano i complici in prossimità degli obiettivi, non prima di avere effettuato dei sopralluoghi; i materiali esecutori, servendosi di arnesi da scasso, forzavano porte e finestre di abitazioni ed esercizi commerciali, introducendosi nei locali, anche in presenza di occupanti e impossessandosi di qualunque oggetto, come televisori, monili, somme di denaro, bottiglie di vino, finanche generi alimentari, come avvenuto in un ristorante di Revello, depredato per ben tre volte.

I soggetti a bordo di autovettura, nel frattempo, effettuavano giri di ispezione, per assicurarsi che sul posto non giungessero pattuglie di Carabinieri e in tal caso avvisavano i complici per consentire loro la fuga.

Particolarmente eloquenti sono risultati i contenuti di alcune intercettazioni nel corso delle quali i colloquianti si vantavano di avere messo a segno numerosi furti e di averne ricavato significativi profitti, in altre i soggetti più esperti indottrinavano quelli più giovani sulle modalità da seguire nella commissione dei furti.

La refurtiva veniva poi temporaneamente portata in abitazioni nella disponibilità degli indagati, intestata a personaggi compiacenti e di lì trasportata in Albania.

Gli indagati, inoltre, per commettere i furti si servivano di personaggi apparentemente avulsi dai contesti criminali, tuttavia in grado di fornire loro precise indicazioni sulle abitazioni da “svaligiare”. E’ il caso di O. L., filippino di 48 anni, destinatario della misura dell’obbligo di presentazione alla P.G., il quale, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe fornito ad alcuni degli indagati una copia delle chiavi dell’abitazione di un’anziana donna di Cuneo presso cui sua moglie era collaboratrice domestica, dove, successivamente, veniva commesso il furto di numerosi monili in oro e orologi di pregio.

Nel corso dell’intera attività investigativa, a riscontro delle condotte delittuose contestate, venivano eseguiti vari sequestri di refurtiva costituita da apparecchiature elettroniche, monili in oro e due autovetture provento di furto in abitazione, rinvenute in Saluzzo e Mondovì.

A tal riguardo è da precisare che tra le tecniche utilizzate dagli indagati per commettere i reati, rientrava anche quella di servirsi di autovetture oggetto di furto per recarsi nei luoghi prescelti; al termine delle azioni delittuose i veicoli in questione venivano lasciati in luoghi ben definiti, generalmente in ampi parcheggi di esercizi commerciali, per poi essere eventualmente riutilizzate per gli stessi scopi.

In un’occasione, all’interno di una vettura recuperata in Saluzzo, venivano anche rinvenuti numerosi oggetti utilizzati per la commissione dei furti, come passamontagna, guanti e utensili vari.

Due degli indagati si dedicavano anche allo spaccio

La complessa attività investigativa ha inoltre consentito di accertare numerosi episodi di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina, posti in essere da due degli indagati. Gli accertamenti eseguiti dagli inquirenti hanno svelato in maniera inequivoca quanto fosse frenetica l’attività di spaccio da parte dei predetti arrestati, i quali, per eludere eventuali attività investigative a loro discapito, adottavano moltissime precauzioni nelle comunicazioni, utilizzando  un linguaggio volutamente criptico per indicare qualità e quantità di stupefacente destinato alla cessione e si preoccupavano di occultare la droga in luoghi a loro noti, generalmente all’interno di terreni incolti.

Basti pensare che, nel corso dell’indagine,  i Carabinieri sono riusciti a sequestrare più di un chilogrammo di marijuana che i due indagati avevano occultato in un cespuglio a margine della strada che collega Centallo a Cuneo.

I militari, inoltre, hanno documentato le esatte modalità di cessione dello stupefacente al dettaglio: generalmente, i numerosi clienti, provenienti da vari comuni della provincia, contattavano lo spacciatore via sms o con brevissime conversazioni telefoniche, avanzando, in modo allusivo, la richiesta di stupefacente. Lo spacciatore comunicava il luogo di incontro dove effettuare la cessione della droga oppure eseguiva la consegna direttamente a domicilio.

Va infine ricordato che durante l’indagine, attraverso l’ascolto delle numerose utenze sottoposte ad intercettazione, veniva individuato il nascondiglio del latitante  E. S., 44 anni, condannato a 7 anni di reclusione per il tentato omicidio di un connazionale avvenuto il 20 maggio 2005, a Verzuolo. Il pregiudicato veniva infatti catturato in provincia di Bergamo e condotto presso il locale carcere.

Gli indagati destinatari del provvedimento restrittivo eseguito nei giorni scorsi sono comparsi dinanzi al competente GIP del Tribunale di Cuneo, per l’interrogatorio di garanzia.

 

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