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Fatto l’ospedale (o quasi), ora bisogna pensare su come riorganizzare i vari servizi territoriali

Nuovo ospedale: la Mgr rinuncia  al contenzioso

Gentile direttore, probabilmente le sono arrivate le voci degli albesi che si chiedono come funzionerà l’assistenza sanitaria quando sarà in funzione il nuovo ospedale di Verduno. Ci si preoccupa per vari problemi, dall’accesso viario alla possibilità di raggiungere Verduno con i mezzi pubblici per chi non guida e soprattutto per la futura sede in cui eseguire prelievi di sangue, visite specialistiche, esami radiologici, terapie fisiatriche o altro.

Essendo trascorsi molti anni dall’inizio della costruzione, ci eravamo abituati a sfumare i problemi in un indefinito futuro, mentre adesso l’atteggiamento dei cittadini si è trasformato in cauta soddisfazione, associata però a qualche ansia. A ben guardare, attualmente le varie prestazioni di cui godiamo richiedono una migliore organizzazione e avrebbero bisogno almeno di unità di sedi, essendo frammentate tra studi dei medici di medicina generale o pediatri, ospedale, ambulatori specialistici, servizio vaccinale, centro unico prenotazioni, centro ritiro referti, sedi amministrative. Semplicemente, ci siamo ormai abituati e conosciamo bene gli itinerari: quello che scherzosamente viene chiamato “turismo sanitario”!

Quella attuale potrebbe essere l’occasione per cambiare e riorganizzare i servizi di cure primarie. Una risposta arriverà dalle Case della salute, che saranno almeno quattro. L’Asl Cn2 se ne sta occupando da tempo, come riferisce il direttore generale Danilo Bono, purtroppo in procinto di andarsene a Torino. Il gruppo salute del Partito democratico albese sta preparando una serata di informazione e approfondimento (il 30 maggio, alle 20.30, in sala Riolfo) sulla rete territoriale dei servizi sanitari, con i dirigenti dell’Asl e i direttori di Dipartimento di cure territoriali di altre Regioni, quali ad esempio l’Emilia Romagna, in cui le Case della salute sono operative da anni.

Queste sono le sedi pubbliche dove si possono inserire, in un unico spazio fisico, i servizi territoriali che ci forniscono prestazioni sanitarie, ad esempio gli ambulatori dei medici di medicina generale, di specialistica ambulatoriale e infermieristica, ma anche prestazioni sociali e amministrative, cioè uffici degli assistenti sociali, servizi per patenti, esenzioni, ausili, invalidità, centro prenotazioni, sedi delle associazioni di volontariato, sedi di incontri periodici per la prevenzione e stili di vita. Esse diventano i punti nodali di relazioni tra l’ospedale e il territorio, nodi strategici nell’ambito della rete della sanità e salute.

La rete deve inoltre essere integrata e multidisciplinare e non più – come talvolta è – un’offerta frammentaria e ridondante. Buone prospettive e nuovi moderni scenari, dunque. Chissà che – passata la diffidenza iniziale poiché è naturale resistere al cambiamento – non finiremo con l’essere più soddisfatti di ora?

Gruppo di lavoro salute e sanità del circolo albese Pd

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