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Il povero e forte Pino Puglisi, martire di mafia

L’INTERVISTA Fulvio Scaglione, giornalista originario di Alba, dal 2000 al 2016 è stato vicedirettore del settimanale Famiglia cristiana; attualmente collabora con giornali come Avvenire, L’inkiesta, Micromega, Eastonline e Terrasanta.net. Da poco ha pubblicato, per i tipi delle Edizioni San Paolo, il libro Padre Pino Puglisi, dedicato al sacerdote, parroco a Settecannoli, vicino al difficile quartiere di Brancaccio a Palermo.

Don Puglisi fu ucciso dai killer della mafia la sera del 15 settembre 1993; nel 2013 è stato proclamato beato da papa Benedetto XVI: alla cerimonia, il 25 maggio al Foro italico di Palermo, parteciparono centomila persone. Nel 2015 alla sua memoria è stata concessa la medaglia d’oro al valore civile.

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Lunedì 10 dicembre, alle 21, nella sala Vittorio Riolfo nel cortile della Maddalena, Scaglione presenterà il suo libro, scritto in occasione dei 25 anni dell’assassinio, insieme alle referenti locali delle associazioni Libera e Amnesty international, e sarà disponibile a rispondere alle domande del pubblico.

Fulvio, il suo è un minuzioso lavoro di ricostruzione biografica. Perché ha sentito il bisogno di scriverlo?

«Il libro contiene una serie di interviste, testimonianze, fotografie dei familiari di don Puglisi, ancora tutti in vita, dato che il sacerdote venne ucciso a un’età piuttosto giovane. Il tentativo è stato di illuminare un aspetto sovente trascurato dalle ricostruzioni e dalle narrative dominanti».

Cosa intende dire?

«Ho tentato di coniugare due metà, due sfere dell’uomo: quella pubblica e quella privata. La prima è conosciuta: la beatificazione, la medaglia d’oro al valor civile. Attribuzioni pubbliche che lo elevarono a una condizione particolare nell’immaginario comune, un’identità idealizzata e dunque lontana dalla realtà quotidiana. Ma questa concezione del martire e dell’eroe rischiava di soffocare un’altra dimensione, quella dell’uomo».

Il povero e forte Pino Puglisi, martire di mafia

Ci può fare un esempio?

«Nella comune visione l’icona di don Puglisi tende a risultare immobile, invece dietro le onorificenze e i riconoscimenti operava un uomo umile, povero, che viveva in un alloggio popolare e si prendeva cura del padre anziano e malato. Immaginiamo quale forza si nasconde in una personalità simile, che nonostante le avversità materiali della vita riusciva a impegnarsi in una battaglia tanto difficile: quella contro la mafia».

Perché la figura del sacerdote è importante per comprendere l’Italia contemporanea?

«Don Puglisi venne ammazzato dalla stessa famiglia e dagli stessi assassini che uccisero i giudici Falcone e Borsellino, tra cui il pentito Gaspare Spatuzza, le cui confessioni tirarono in ballo Silvio Berlusconi e aprirono il tema della trattativa Stato-mafia. Perciò Puglisi appare una figura cruciale per comprendere l’età contemporanea: era ritenuto una minaccia e la sua morte innescò una serie di vicende la cui influenza si propaga fino al giorno d’oggi».

Matteo Viberti

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