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Durissimo attacco del Governo alla stampa cattolica

Tre milioni e mezzo di lettori per i settimanali cattolici di tutt'Italia

Riprendiamo da La voce e il tempo, settimanale diocesano di Torino, questo editoriale sul taglio dei fondi alla stampa

Violenza di toni senza precedenti nell’attacco di Salvini al quotidiano della Chiesa italiana Avvenire. La libera informazione fa paura, meglio censurare chi contesta le politiche di segregazione razziale. Il premier Conte respinge l’appello dei settimanali cattolici Fisc sui contributi alle testate non-profit.

Marco Tarquinio, direttore del quotidiano cattolico Avvenire, ha firmato questa mattina (21 dicembre) un editoriale molto allarmato rispetto all’aggressione verbale del ministro degli Interni Matteo Salvini, secondo il quale il quotidiano dei Vescovi, attraverso i contributi pubblici, ruba denaro ai poveri. Avvenire è l’unico quotidiano nazionale che da mesi sta vedendo aumentare il numero di lettori; è anche una delle poche testate tenacemente fedele alla linea della verità sugli attacchi del Governo all’Unione europea, sulla fragilità delle politiche economiche e sui disumani effetti dei provvedimenti intavolati dall’esecutivo gialloverde in tema di migrazioni, provvedimenti segreganti. Per questo Avvenire sta finendo nel mirino del Governo, con toni che vanno crescendo da settimane. Nella storia della Repubblica non si era mai assistito ad aggressioni così violente ed esplicite.

Tutta la stampa cattolica è ormai chiaramente sotto attacco. Il pretesto formale: mettere ordine nei conti dello Stato risparmiando sui sussidi all’editoria. Avvenire potrebbe perdere la sua parte di contributi (5,5 milioni di euro l’anno, equivalenti a un beneficio fiscale del 6% sul prezzo di copertina), ma Tarquinio non accetta il sotterfugio e denuncia: «C’è qualche politico che ieri come oggi non sopporta che ci sia una libera stampa in questo Paese. Non c’è il problema di un Avvenire beneficiato, c’è per qualcuno il problema di un Avvenire scomodo. Comunque, un ministro dell’Interno così sollecito nei confronti delle persone in disagio economico potrebbe magari dare il buon esempio cominciando con la restituzione immediata dei 49 milioni di euro che la Lega deve allo Stato e che non si sa dove siano finiti».

«Con rammarico – si legge sempre oggi in una nota diffusa dalla federazione dei settimanali cattolici Fisc – dobbiamo constatare che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha ritenuto di prendere in considerazione il nostro appello a un ripensamento sui tagli indiscriminati al Fondo per il Pluralismo e l’innovazione tecnologica». A inizio dicembre la Fisc aveva chiesto a Conte di fermare il programma di «tagli indiscriminati di risorse del Fondo per il Pluralismo e l’innovazione dell’informazione, tagli che avranno effetto dal 2019 con ripercussioni pesantissime su diversi giornali cooperativi e delle altre realtà no profit, e su tutto l’indotto».

Dal premier nessuna risposta. È arcinoto che il Movimento Cinque Stelle – controllato dalla società editoriale Casaleggio&Associati – propugna da sempre la cancellazione del sostegno pubblico all’editoria. Se verranno meno i sussidi molte testate libere, prive di azionisti finanziatori, moriranno. Fatta eccezione per alcune situazioni fortunate (come quella del nostro settimanale cattolico torinese La voce e il tempo, che trae poca energia dai fondi pubblici) resteranno in vita solo le testate legate ai grandi gruppi finanziari e politici. Sarà un passo auspicabile per la democrazia? Naturalmente no. Si spegneranno le voci alternative o di dissenso.

La Fisc ritiene «che il Governo e lo Stato debbano essere parte attiva e vigile per la promozione e la tutela del fondamentale diritto ad un’informazione plurale, in coerenza con l’art. 21 della Costituzione, e non mortificare il pluralismo con tagli pesanti e repentini». Torna a chiedere «un Tavolo di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla Legislazione attuale, ogni possibile miglioramento sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’innovazione».

Alberto Riccadonna,  La voce e il tempo

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