Ordine partito: Tanguiéta (Benin) avrà la nuova ambulanza

Successo per la raccolta fondi: l’ambulanza arriverà a Tanguieta 2

ALBA Il 2018 si è concluso con una bella notizia per uno sperduto ospedale del Benin e un segnale di generosità da parte del territorio: il progetto Un’ambulanza per Tanguiéta è stato un successo e il mezzo a breve solcherà le strade africane.
«Ce l’abbiamo fatta: negli ultimi giorni dell’anno è stato evaso l’ordine e la prima parte del progetto è terminata», spiega il lamorrese Alberto Gagliardo, che a luglio aveva lanciato la raccolta fondi per sostituire l’ambulanza incidentata a Tanguiéta, nel Nord del Benin, a 650 chilometri dalla costa; paese che aveva visitato lo scorso gennaio. Nell’ospedale in cui opera il chirurgo Fiorenzo Priuli, dell’ordine Fatebenefratelli, ci sono 220 posti letto, 19 medici e pazienti che provengono anche da Burkina Faso, Niger e Togo.
«Sono molto contento di aver concluso la prima parte del progetto in tempi abbastanza brevi. La situazione nel Nord del Benin si sta aggravando: una epidemia di tifo ha creato un serio problema. Ne soffrono soprattutto i bambini, che come conseguenza secondaria sviluppano anche la malaria», aggiunge Gagliardo. «Purtroppo in quel contesto sociale rivolgersi a un ospedale è l’ultima speranza, prima si provano le cure del capo villaggio, poi del santone voodoo e solo in ultimo luogo ci si rivolge al medico».
In pochi mesi, grazie anche al supporto di Ampelos Onlus che si è resa disponibile a fare da tramite, sono stati raccolti i 32mila euro necessari per il mezzo attrezzato munito di barella; resta ancora da coprire una seconda tranche del progetto, per l’allestimento del materiale di primo soccorso e dei presidi sanitari per circa 5mila euro.
«Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno contribuito al progetto», afferma Gagliardo: «L’ambulanza sarà consegnata dalla Toyota all’ospedale entro due o tre mesi, e quando sarà operativa allora organizzeremo una piccola inaugurazione. Sicuramente io andrò e spargerò la voce tra i donatori in modo che chiunque voglia aggregarsi sia libero di farlo».
Adriana Riccomagno

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