Padre Moscone saluta i fedeli ricordando le sue tre origini e citando il giudice Livatino

Padre Moscone saluta i fedeli ricordando le sue tre origini e citando il giudice Livatino 2

ALBA Dopo la sua ordinazione episcopale, nella cattedrale di Alba, il religioso somasco padre Franco Moscone ha ringraziato i presenti con un saluto nel quale ha ricordato le sue tre origini che hanno caratterizzato la sua esistenza: la sua famiglia e la Chiesa di Alba, la congregazione dei Somaschi e l’arcidiocesi della quale sarà pastore.

 Alla presenza di 21 vescovi e un centinaio di sacerdoti e religiosi, in una cattedrale stracolma di fedeli, padre Moscone ha citato il suo motto episcopale ripreso dal fondatore dei Somaschi san Girolamo Emiliani: «Servire i poveri e la Chiesa»; una frase di madre Teresa di Calcutta: «Lasciarsi usare da Dio senza chiedergli le motivazioni»; e una del giudice Livatino: «Il Signore non mi chiederà se ho creduto, ma se sono stato credibile».  

    Di seguito la trascrizione integrale del suo saluto:

 

È con commozione che dico alcune parole. L’anno scorso, un mio confratello che purtroppo non è  presente, mi ha regalato l’autobiografia del nostro cardinale albese Luigi Coppa, che ha come titolo una frase del Salmo 112: Il signore rialza dall’immondizia. Ho imparato leggendo la sua autobiografia due cose: che bisogna guardare alle varie origini e bisogna guardare alle grazie di cui il Signore ci fa dono.

E allora vorrei guardare velocemente e dire grazie alle mie tre origini: la prima si chiama Alba. È la mia famiglia, la mia famiglia naturale, che mi ha dato la vita. E quindi il grazie è a mio papà che non c’è più, a mia mamma qui  presente,  a mio fratello, i nipoti, a tutta la famiglia e i parenti. E vorrei guardare a questa Chiesa albese che mi ha battezzato che mi ha fatto crescere inizialmente come cristiano, ai miei due parroci che non ci sono più, don Mazza e don Secondo Pasquero, ai vescovi che ho conosciuto, al qui presente vescovo Marco che mi ha consacrato, a tutta la Chiesa di Alba.

La seconda origine è quella che mi ha accompagnato per 42 anni della mia vita: ed è la mia congregazione dei padri Somaschi, che mi ha cresciuto come religioso e come sacerdote. Un grazie, attraverso il Fondatore, ai confratelli già in paradiso e ai superiori generali e provinciali che mi hanno accolto: ci sono ancora qui padre Angelo e padre Aldo. Un grazie a tutti i confratelli e a quanti mi hanno sostenuto in modo particolare nel servizio di dieci anni come superiore generale e che mi hanno accompagnato. Ma l’origine della congregazione mi ha reso anche in qualche modo un dono universale, con confratelli di tutti i continenti che sono qui presenti (eccetto l’Australia). E quindi un grazie a voi. Questa seconda origine mi ha aggiunto la conoscenza di famiglie religiose, delle congregazioni religiose, legate a san Girolamo e qui presenti, che hanno colori e identità culturali ed etniche diverse: e le ringrazio. Questa seconda origine mi ha anche permesso di camminare per le strade del mondo: in Spagna, in Polonia. Ringrazio il vescovo Andrzej che è venuto da Torun a consacrarmi e per stare con me oggi. Ringrazio quella Chiesa di Polonia. La seconda origine mi ha permesso di conoscere movimenti laicali ed ecclesiali: ringrazio il Sermig di Ernesto Olivero che era qui presente, Cl e tanti altri presenti qui come amici. La seconda origine religiosa, sacerdotale e somasca, mi ha dato il dono della missionarietà e dell’attenzione ai poveri che spero di poter continuare.

La terza origine è quella che incomincia oggi ma che già sento mia. Da almeno due mesi e mezzo. Che è quella di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo. Mi hanno donato il calore della Puglia, il cuore di padre Pio e dei santi pugliesi. Quindi ringrazio il vescovo Luigi, che ha fatto da amministratore in questi mesi. I vescovi presenti della Puglia e gli altri assenti, i confratelli nel sacerdozio e nella vita religiosa venuti qua. La presenza dei responsabili di Casa sollievo della sofferenza – che è, come ci è stato detto, il miracolo continuo e vivente di padre Pio -, i rappresentanti dei gruppi di preghiera di padre Pio, i fedeli e i fratelli della diocesi di cui tra poco entrerò a far parte.

Ecco, queste sono le tre origini. Ringrazio i vescovi del Piemonte che sono nella mia prima origine. Mentre della seconda origine sono presenti altri vescovi: monsignor Oscar di Como che mi collega con tutte le diocesi dove la congregazione è presente.

Ringrazio la cantoria. La bellezza della cantoria, che è un insieme di cantorie, e che ci ricorda la comunione nella Chiesa, che è un’orchestra: non si canta da soli ma sempre insieme. La bellezza è l’unità.

Voglio chiudere con tre frasi che mi porto nel cuore, da oggi in modo particolare. Nel motto episcopale, come è stato commentato dal vescovo Marco, ci sono le parole del mio Fondatore: «Servire i poveri e la Chiesa». Vuole essere l’impegno che mi prendo. Ma con uno stile e questo stile l’ho trovato in una frase di madre Teresa di Calcutta che mi fu donata alcuni anni fa in una comunità delle suore in India: lo stile di «Lasciarsi usare dal Signore senza dovergli chiedere motivazioni». Ma vorrei anche una conferma del cammino e quindi la trovo nelle parole del magistrato Rosario Livatino, morto di mafia e del quale è in corso il processo di beatificazione. È qui presente anche il prefetto di Reggio Calabria.  Livatino scrive nel suo diario: «Il Signore non mi chiederà se ho creduto, ma se sono stato credibile». Siete in tanti qui con me questa sera, di tutte le origini che ho citato, Alba, congregazione, diocesi futura, e vi chiedo di dirmi e darmi conferma o meno se nel mio modo di essere laico della Chiesa,  religioso e prete, e da oggi anche vescovo, sarò credibile. Vi chiedo questo insieme alla preghiera e vi ringrazio tutti.

Padre Franco Moscone

 

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