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Da Alba ad Asti musei: intervista a Filippo Ghisi

L’INTERVISTA Un’offerta complementare: è la strada che dovrebbero intraprendere Alba e Asti secondo Filippo Ghisi, presidente di Turismo in Langa e, da ottobre, direttore di Asti musei, la nuova fondazione di Comune e fondazione Cassa di risparmio di Asti. Asti musei gestisce i palazzi Mazzetti e Alfieri, la cripta di Sant’Anastasio, la domus romana e la torre Troyana. La scorsa settimana la mostra di Chagall allestita a palazzo Mazzetti, visitabile fino al 3 febbraio, ha tagliato il traguardo dei quarantamila visitatori. Con una persona che ha lavorato tanto nell’Albese ed ora è alla guida dei musei astigiani è naturale parlare delle proposte culturali delle due città, oggi molto più vicine, anche grazie alla nascita dell’Azienda turistica unica.

In questi mesi quali differenze ha notato tra Asti e Alba nell’offerta culturale?

«Tra le due città ci sono una serie di differenze oggettive, a partire dall’entità del patrimonio museale: quello astigiano è più importante di quello albese sia per la quantità sia per la qualità. Se ad Alba esistono due musei, il civico Federico Eusebio e il Museo diocesano – al quale si aggiungono alcune sedi culturali come il centro studi Beppe Fenoglio –, ad Asti, invece, l’offerta è molto più ampia e copre tutti i periodi storici, dal museo archeologico al museo del Risorgimento, dalla torre Troyana ai palazzi nobiliari. In più, ad Alba manca del tutto un museo d’arte permanente, com’è palazzo Mazzetti ad Asti, il quale ha una raccolta di opere che spaziano dal Cinquecento piemontese al Novecento. Anche Alba offre ai visitatori alcune opere di grande importanza, da Macrino a Pinot Gallizio, ma sono disseminate in diverse sedi. È vero che vengono realizzate delle grandi mostre, soprattutto durante la Fiera del tartufo, ma si tratta di operazioni di privati e non di un investimento pubblico. Alla base c’è un differente approccio nella gestione del patrimonio culturale, che affonda le radici nella storia: mentre la capitale delle Langhe ha sempre puntato di più sulla sua vocazione commerciale, ad Asti il Comune ha iniziato già dall’Ottocento a restaurare palazzi, acquistare opere e gettare le basi dell’offerta attuale».

Da Alba ad Asti musei: intervista a Filippo Ghisi
L’area archeologica di palazzo Mazzetti, dove è in corso la mostra dedicata a Chagall

Se questi sono i punti di forza di Asti, quali sono quelli di Alba?

«Alba ha una vocazione turistica e una predisposizione all’accoglienza ben più sviluppata rispetto ad Asti, grazie al lavoro di una serie di personaggi che compresero la strada da intraprendere. In più, anche se la presidenza di Turismo in Langa è molto diversa rispetto alla direzione di Asti musei, ho potuto verificare come ad Alba esista uno spirito di coesione maggiore tra i diversi enti che si occupano di turismo, cultura e commercio, che permette di portare avanti progetti in modo molto efficace. Ad Asti è qualcosa che si sta scoprendo in questi anni, ma ci sono ancora ampi margini di miglioramento».

E l’Atl unica?

«Credo sia fondamentale per entrambe le città: permette di mettere in relazione due offerte diverse, rendendole complementari. È innegabile che oggi i turisti arrivino per la maggior parte ad Alba, che potrebbe diventare ancora più attrattiva grazie allo sviluppo di un unico distretto con Asti: se Alba e le Langhe offrono l’eccellenza dell’enogastronomia, che sarà ancora più enfatizzata dal Museo del tartufo, a pochi chilometri si possono trovare i musei e i palazzi nobiliari di Asti. Credo si possa innescare un circuito positivo, che in parte abbiamo già sperimentato. Per esempio, anche se non esisteva ancora l’Atl unica, alla mostra di Chagall abbiamo avuto il picco di stranieri durante l’autunno, in concomitanza con la fiera albese, durante la quale abbiamo pubblicizzato la mostra astigiana».

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Quali progetti andrebbero portati avanti?

«Dal punto di vista logistico, credo che sia necessario proporre navette tra Alba e Asti nei periodi di massima affluenza. Sarebbe anche interessante sviluppare collaborazioni sul fronte della cultura, per esempio mettere in relazione Alfieri e Fenoglio. E anche i mecenati albesi che promuovono le mostre autunnali potrebbero pensare a uno sviluppo condiviso con Asti».

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