AGNELLI Una bella giornata di sole ha salutato donna Marella Caracciolo Agnelli nel giorno del suo funerale a Villar Perosa. La chiesa di San Pietro in Vincoli ha radunato tutti i parenti della vedova dell’Avvocato: dalla figlia Margherita ai nipoti, al fratello alla cognata Maria Sole, ognuno col suo posto assegnato. Nessun fotografo: è stata voluta come funzione privata e tale è rimasta. Curata la disposizione dei fiori all’altare – e non avrebbe potuto essere diversamente, visto l’amore per la bellezza nutrito da donna Marella -, un’arpa e un flauto traverso intervenuti con discrezione nei momenti convenuti.
Chi ha assistito alla cerimonia racconta di un‘atmosfera tesa, raccolta e partecipata: la figlia ha letto la prima lettura, l’inno all’amore della lettera ai Romani; il nipote Lapo ha aperto la preghiera dei fedeli. Tutti hanno seguito con attenzione l’omelia del vescovo Derio Olivero a commento del Vangelo in cui Maria di Magdala piange davanti al sepolcro finché il Signore non le si mostra. Monsignor Derio ha richiamato l’attenzione sull’incontro della donna con quello che prende per un giardiniere, ma si rivela essere Gesù. Spesso, durante i funerali, l’attenzione si concentra sul sepolcro, sul morto, ma l’incontro con Gesù rovescia questa prospettiva: si cerca un morto, ci si volge al Signore e si trova la vita.
Al momento della benedizione della salma, il vescovo, distribuite ai presenti delle riproduzioni della Cena di Emmaus del Caravaggio, ne ha spiegato la forza dell’immagine: lo stupore che avvolge chi scopre la presenza salvifica del Signore. Nel finale Derio ha sottolineato la resilienza di donna Marella, la sua capacità, nelle fatiche e anche nelle tragedie della vita, di rialzarsi e tornare alla vita, cercando di aiutare discretamente il suo prossimo.
Al termine della Messa, è stata diffusa la canzone Aux marches du palais nell’esecuzione di Yves Montand, nel mentre la luce piena del mezzogiorno inondava San Pietro; dopo alcuni minuti di commosso ascolto, si sono aperte le porte della chiesa, facendo spazio ai portantini che hanno accompagnato donna Marella alla sua sepoltura, nella cappella di famiglia di fronte al suo Avvocato.
Guido Rostagno
IL RICORDO DI MONSIGNOR DEBERNARDI
Dal Burkina Faso monsignor Pier Giorgio Debernardi ricorda i rapporti intercorsi, durante il suo ministero a Pinerolo con Marella Agnelli. «Il primo ricordo risale alla mia nomina a vescovo di Pinerolo. Unitamente all’Avvocato mi esprimeva i suoi auguri per la mia venuta a Pinerolo. Era una lettera molto gentile e piena di incoraggiamento».
Di Marella il vescovo emerito sottolinea poi l’attenzione ai più bisognosi: «Durante gli anni trascorsi a Pinerolo più volte ho avuto modo di incontrarla oppure di segnalarle per iscritto situazioni di disagio di persone e di famiglie. Qualche volta l’ho incontrata a Villar Perosa nella sua villa. L’ho sempre trovata disponibile nel prendersi a cuore le necessità dei poveri. Anzi lei stessa fin dall’inizio mi aveva incoraggiato a segnalarle le situazioni di disagio di cui ero a conoscenza». Questa sensibilità generosa non è venuta meno neanche nei momenti dolorosi della sua vita: «Una delle ultime volte che l’ho incontrata è stata nei giorni dopo la morte dell’avvocato. Anche allora mi ha ripetuto: “se c’è qualche opera buona da compiere, non esiti a mettermi a conoscenza“».«Il mio ricordo di donna Marella è nella luce della carità e della solidarietà», ribadisce Debernardi che sottolinea anche «l’attenzione che sempre ha avuto verso la parrocchia di Villar Perosa. Numerose persone del nostro territorio sono state da lei aiutate in modo discreto, anzi silenzioso. Nei momenti difficili della crisi economica che si era manifestata devastante anche in val Chisone aveva voluto che io le segnalassi casi di particolare criticità».
Per Donna Marella anche la chiesa doveva improntarsi a una carità solidale: «Lei era ben contenta di vedere la chiesa molto impegnata sul fronte della solidarietà. A me lo ha sottolineato più volte. Mi unisco nella preghiera di suffragio e nel ricordo con molta gratitudine».
(da vitadiocesana pinerolese)