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Abitare in modo diverso e socialmente solidale

INCONTRO A MUSSOTTO “Abitare solidale” ad Alba si può e sono molti gli esempi fatti di volti, di storie e di esperienze in gran parte positive che molti degli stessi cittadini albesi non conoscono. Per raccontarle la cooperativa sociale Alice, l’associazione Marta e Maria e la Casa di accoglienza di via Santa Barbara hanno organizzato una serata venerdì 22 marzo  a casa Marta e Maria in strada Guarene 9 a Mussotto. A raccontarsi saranno portieri sociali, volontari residenti, missionari a chilometro zero, tutti under 35, parleranno del loro abitare condiviso e collaborativo in luoghi socialmente utili della città: housing sociale, case di accoglienza, alloggi per l’autonomia, case parrocchiali. Condivideranno storie e immagini e illustreranno opportunità future per chi è interessato a provare questa esperienza che per qualcuno di loro si sta per concludere. Ecco le storie che ci hanno raccontato. Il nostro viaggio parte dalla Casa di accoglienza di via Santa Barbara, un progetto nato oltre 20 anni fa dalla volontà della parrocchia di Cristo re (con in prima fila don Valentino Vaccaneo) e dell’associazione Il campo, per promuovere la cultura dell’integrazione e della prossimità. Emanuela spiega: «Nel 2016 frequentando la parrocchia siamo venuti a conoscenza dell’opportunità di vivere in questa casa con mio marito, i nostri figli e la giovanissima Elisabetta nel ruolo di volontari residenti».

Abitare in modo diverso e socialmente solidale
Qui sopra, da sinistra: i due scout Michael (israeliano) e George (palestinese), Emanuela e Nicola con i bambini, ed Elisabetta.

Una famiglia e una giovane lavoratrice: Emanuela e Nicola, milanesi, con due bimbi di 7 e 10 anni, ed Elisabetta, albese, vivono insieme nella casa di accoglienza, nata nel 1998 e composta da sette minialloggi per l’ospitalità temporanea di persone in difficoltà sociale, abitativa o economica, spesso nuclei formati da una mamma sola e da un bambino.

Due appartamenti sono destinati ai volontari residenti. In passato sono stati abitati da una coppia e da una piccola comunità di suore Luigine. Nello stabile hanno anche sede diverse realtà solidali tra cui il Centro d’ascolto Caritas. Emanuela aggiunge: «La scelta di abitare qui è stata per tutti noi una partenza. Per Elisabetta un’opportunità di servizio prima di scelte più definitive nella vita; per noi una continuazione dopo l’esperienza come missionari a chilometro zero vissuta a Milano. Viviamo il desiderio e il sogno che l’amicizia tra noi tutti e le relazioni buone che attraversano la vita della casa possano via via toccare e coinvolgere gli ospiti, sostenendoli nella loro ripartenza. Il cammino è iniziato con Elisabetta e ora speriamo possa continuare con altri ragazzi pieni di entusiasmo».

Mentre l’esperienza di vita di Emanuela e Nicola e dei loro figli dovrebbe continuare, quella di Elisabetta dovrebbe concludersi entro la fine di marzo. Sarà possibile conoscerli durante la serata, sentire la loro storia ed eventualmente candidarsi come volontari residenti.

L’APPELLO LANCIATO DAGLI ORGANIZZATORI

Gli organizzatori dell’incontro lanciano un appello: «I progetti coinvolgono ragazzi under 35 che hanno voglia di spendersi prima delle scelte definitive della vita, di dare una forma solidale al loro quotidiano, in cui condividere e non solo salutarsi. Racconteranno la ricchezza dell’abitare solidale, senza tacere il fatto che a volte è impegnativo, di come li ha cambiati e fatti crescere. Si tratta di esperienze temporanee che, alcune prima altre dopo, avranno tutte bisogno di un ricambio e di nuovi volontari».

È possibile scrivere una e-mail ad accoglienzasantabarbara@gmail.com per avere altre informazioni.

Marcello Pasquero

Livia e Davide

Abitare in modo diverso e socialmente solidale 2Livia e Davide, sono una coppia che per la prima convivenza ha scelto di dividere l’appartamento con Ludovica e Sara, due ragazze con la sindrome di down, attraverso Inter aequalis, un progetto innovativo che promuove la convivenza alla pari tra persone pronte per un’esperienza nel sociale e persone con disabilità desiderose di avere maggiore indipendenza e autonomia. Ludovica e Sara spiegano: «Ci sentiamo una famiglia. Per ora ci fermiamo a dormire tre notti alla settimana. Durante il giorno stiamo imparando a fare la spesa, a cucinare, a fare le pulizie. Abbiamo diviso i compiti in base ai turni, anche se a volte facciamo ancora un po’ di confusione. Ci piace far trovare la cena pronta a Livia e Davide quando tornano dal lavoro».

Le candidature sono aperte per i disabili che hanno il desiderio di sperimentare l’autonomia abitativa
e per conviventi, coppie o amici, che desiderino fare un’esperienza sociale inclusiva per la durata di almeno un anno.

Alessandro

Abitare in modo diverso e socialmente solidale 3Alessandro rappresenta il portiere sociale dell’associazione Marta e Maria, nata nel 2005 dal desiderio di alcuni volontari del Centro d’ascolto Caritas della parrocchia di Santa Margherita di dare risposta alle crescenti emergenze abitative. Donne sole o nuclei mamma-bambino trovano ospitalità temporanea nella casa dell’associazione dove, nella grande cucina condivisa, insieme ci si accompagna a ritrovare la propria autonomia.

Angela, 28 anni

Dopo due ragazzi (il primo si è fermato per due anni, il secondo per tre), da ottobre 2017 a ricoprire il ruolo è Angela, albese di 28 anni che a Roddi gestisce una piccola scuola di avvicinamento alla musica e che, a breve, lascerà Alba. Aveva cominciato insieme alla sorella, trasferitasi poi dopo alcuni mesi per ragioni di lavoro. «Ho scelto di partecipare al progetto per diversi motivi, tra i quali la voglia di mettermi in gioco, di fare qualcosa nel sociale – seguendo l’esempio dei miei genitori, molto sensibili a questa tematica –, di costruirmi una storia da raccontare, soprattutto perché bambina arrivata dal Sud con tutta la famiglia vent’anni fa, mi sentivo in debito di riconoscenza verso chi ci ha aiutati a integrarci».

I compiti sono quelli di aiutare nei momenti di bisogno immediato, come ad esempio accompagnare le persone che non hanno la macchina in farmacia, al lavoro o a scuola, o stimolare gli inquilini a ritrovarsi nella sala comune per condividere un film, una partita a carte, una fetta di torta, una chiacchierata, o semplicemente aiutarli nello studio. L’altro compito è di aprire Casa Pina alla città.

Andrea e Paolo in canonica

Abitare in modo diverso e socialmente solidale 4Andrea e Paolo da due anni sono missionari a chilometro zero che vivono nella canonica della parrocchia di Santa Margherita. Il progetto Gioventù di casa offre la possibilità a due-tre giovani di abitare nel locale rimasto vuoto, con l’obiettivo di sfruttare e valorizzare la disponibilità di uno spazio così importante e di garantire una presenza che se ne prenda cura e lo renda vivo. L’idea parte da una canonica rimasta vuota e una piccola comunità di giovani, scout ed educatori, si rende disponibile ad abitarla per tenere viva la parrocchia.

Andrea ha venticinque anni, è educatore della pastorale giovanile. Paolo ha un anno in più, è capo scout. I due ragazzi spiegano: «La direzione verso la quale la parrocchia oggi si sta muovendo con
la mancanza di un sacerdote stabile, a seguito dello spostamento di don Flavio in un altro paese, ha coinvolto direttamente la nostra piccola realtà creando l’occasione per concretizzare e marcare questo percorso storico con un progetto nuovo e caratteristico, Gioventù di casa, che permette di far abitare la canonica a giovani attivi all’interno della comunità, disponibili a fare una vita comunitaria per un periodo limitato, abitando i locali della canonica e dell’oratorio, ma mantenendo la propria vita personale e lavorativa. Creando momenti di confronto con le famiglie della comunità e mantenendo un dialogo con altri giovani attivi in differenti realtà del territorio, si alimenta la comunità».

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