Pajàssa un termine piemontese con numerosi significati

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Pajàssa: Pagliericcio, brandina, saccone imbottito di paglia o foglie secche per riposarcisi sopra. Femmina di pagliaccio, donna poco seria, sciocca o pigra

Abitare il piemontese significa ravvivare un fuoco, significa non solo parlare piemontese ma mangiare in piemontese, lavorare in piemontese, pensare in piemontese, sognare in piemontese e, pensate, persino riposare in piemontese.

Per quanto l’essere umano di queste zone sia storicamente propenso al lavoro e all’adoperarsi, ha sempre avuto la necessità di riposare, a volte anche in luoghi di fortuna, non sempre in un comodo letto con doghe, materasso, piumone e cuscino. Ed ecco che sorge la parola di questa settimana: pajàssa.

Dove abbiamo già sentito questa parola? Che si il femminile di pagliaccio? Sì, ma non soltanto. Forse da una canzone folkloristica? Avèj na fomȓa gȓàssa, a ȓ’è na gran disperassion, a sfonda ȓa pajàssa, a sfonda ȓa pajàssa. Quella pajàssa che minaccia di essere sfondata da una moglie troppo corpulenta potremmo tradurla con materasso, ma anticamente è qualcosa di più fortuito per come lo concepiamo oggi. La pajàssa, prende origine anzitutto dalla parola pàja (paglia) e ne è il suo dispregiativo: un sacco di tela o iuta imbottito di paglia, foglie secche o brattee di granoturco; tutto rigorosamente essiccato.

Antesignana del moderno materasso memory, la pajàssa non aveva difficoltà ad assumere la forma del corpo di chi si adagiava su essa per poche ore di riposo prima riprendere l’attività lavorativa rurale. Sbogé ra pajàssa significa sprimacciare le foglie del suo interno per renderla più morbida. Quanti l’hanno sperimentata? Per mezzadri e servitori, molte volte era un lusso poterne fruire.

Col passare del tempo c’è stata una evoluzione per così dire tecnologica, passando alla rustica brandina, proseguendo con la rete porta materasso con grandi molle interne (pajàssa ëd fèr) e terminare con le più ergonomiche e comode varietà di letti che la maggior parte di noi utilizza oggi.

Proprio ad Alba, vi è un b&b che porta questo nome piemontese, secondo me per due motivi: il primo è dimostrare che lingua non sta morendo come tanti auspicano; la seconda è una provocazione. Ho come l’impressione che i letti siano tutt’altro che scomodi e fortuiti.

Paolo Tibaldi

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