Dedicato ad Andrea Camilleri e Beppe Fenoglio, due grandi

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RICORDO Nell’approfondire alcune tematiche legate alla letteratura di Beppe Fenoglio, qualche tempo fa scopro, grazie al centro di documentazione della fondazione Ferrero, che nel novembre 1949 pubblicarono sul medesimo numero della rivista mensile Pesci rossi di Bompiani due giovani autori. Uno è Beppe Fenoglio, con Il trucco, un racconto sulla guerra civile firmato con lo pseudonimo (Giovanni Federico Biamonti); l’altro è Andrea Camilleri – con la profondissima poesia Un uomo che spacca le pietre; il primo morì il 18 febbraio 1963, l’altro appena la settimana scorsa.
Dal ’49 sono trascorsi settant’anni. Eppure, scrivevano contemporaneamente due uomini fisicamente distanti, ma in fondo uniti, se non soltanto dal vizio del fumo, da temi e caratteristiche di cui l’intera nazione non può che andar fiera: la vocazione letteraria tesa alla sopportazione e alla ricerca della verità, come condizioni di salvezza.
Andrea Camilleri: un uomo che diceva di dovere molto a Fenoglio, al suo modo di scrivere lavorando sul linguaggio, talvolta di giocarci tentando una trasposizione che gli consentisse di scrivere come fosse la propria stessa voce. La loro scrittura ha onorato la lingua italiana e non soltanto: per questo la loro comunicazione e i loro personaggi arrivano direttamente e appassionano.  Se ne va il maestro Camilleri, un uomo “resistente” che, avendoci fatto sentire Fenoglio un po’ più anagraficamente contemporaneo, ci fa sentire anche un po’ più fortunati di aver vissuto nella sua stessa epoca. Ci consola che immortali saranno i libri di entrambi, così come, speriamo, i molteplici messaggi di cui si sono fatti veicolo.

Paolo Tibaldi

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