Cristina Balbo (Intesa Sanpaolo): il Piemonte ha perso terreno e competitività

Cristina Balbo (Intesa Sanpaolo): il Piemonte ha perso terreno e competitività

L’INTERVISTA  Abbiamo sentito Cristina Balbo, che è il direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo.

Perché il comparto dolciario albese cresce sempre, direttore Balbo?
«La forza dei distretti agroalimentari piemontesi risiede nella capacità di raggiungere mercati sempre più lontani, mantenendo molto corte le filiere locali di approvvigionamento e garantendo la qualità delle materie prime e dei metodi di produzione. Le nocciole piemontesi sono alla base di moltissimi prodotti
sia del distretto dei dolci di Alba e Cuneo che delle cioccolaterie torinesi. Alba è condizionata dalla storica presenza di una multinazionale come la Ferrero, i cui prodotti sono venduti ovunque nel mondo. Ma sono numerose anche le ditte di dimensioni minori, che sono ben capaci di conquistare mercati all’estero, direttamente oppure in filiera, come fornitori strategici di aziende più rilevanti. Per quanto riguarda il distretto dei vini, invece, si è riusciti a trasmettere a livello internazionale il valore
del territorio, unendo all’esportazione la capacità di attrarre turisti».

Perché l’economia locale continua a crescere, ma secondo molte ricerche la qualità della vita percepita non migliora e la redistribuzione della ricchezza risulta iniqua?
«È doverosa ora una precisazione: le analisi del Monitor dei distretti di Intesa prendono in esame una parte dell’economia piemontese e più precisamente considerano l’evoluzione delle imprese distrettuali sui mercati esteri. Non considerano cioè il mercato interno, nel quale le imprese meno internazionalizzate hanno subìto rilevanti perdite di fatturato. Più in generale, dopo la corsa degli anni Ottanta e Novanta, negli ultimi dieci anni il Piemonte ha accusato una brusca frenata in termini di valore aggiunto: il prodotto interno lordo pro capite (30.700 euro) è sopra la media italiana (28.900 euro), ma non è riuscito a crescere come in Germania (dove nel 2000 i valori risultavano inferiori a quelli piemontesi, mentre ora raggiungono i 37.100 euro). Negativo è il confronto con Lombardia, Veneto
ed Emilia-Romagna. Inoltre, nell’ultimo decennio è aumentato il tasso di disoccupazione, con ricadute negative sulla distribuzione della ricchezza nella nostra regione. Tuttavia il rilancio dell’economia del Piemonte è legato in maniera imprescindibile al tema degli investimenti, in innovazione e in tecnologia, ma soprattutto in reale formazione, attraverso un’adeguata valorizzazione del capitale umano. Soltanto in questo modo la ricchezza della regione potrà tornare a crescere ed essere distribuita con maggiore equità tra i piemontesi».

Valerio Giuliano

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