L’INTERVISTA Se si chiede a Giulia Sara Bellunato, 32 anni, braidese che ora abita a Castagnito, cosa farà la notte del 9 febbraio, la risposta è immediata: sarà davanti al televisore, per assistere in diretta alla cerimonia di premiazione degli Oscar, in diretta da Los Angeles. Il motivo: tra i titoli di coda di uno dei film candidati alla statuetta, c’è il suo nome. Klaus, lungometraggio d’animazione che racconta la storia del mito di Babbo Natale, diretto da Sergio Pablos. Un racconto originale, una qualità artistica elevata e una serie di innovazioni tecniche che hanno convinto l’Academy a sceglierlo tra i candidati come miglior film d’animazione.
I novantotto minuti del film hanno richiesto un lavoro artigianale minuzioso, fatto di bozzetti, disegni, fotogrammi, limature e assemblaggi, come in una catena di montaggio in cui ciascuno ha il suo ruolo. Lo sa bene Giulia, che si è trasferita a Madrid per lavorare al progetto.
«Ho sempre amato il disegno»
Facciamo un passo indietro. La sua più grande passione, come lei stessa spiega, è «il disegno. L’ho sempre amato, in tutte le sue forme. Così, quando ho dovuto scegliere la scuola superiore, è stato naturale iscrivermi al liceo artistico Pinot Gallizio di Alba. Grazie al salone dell’orientamento, ho scoperto l’esistenza del Centro sperimentale di cinematografia di Torino: dal momento che anche il cinema rientra tra i miei interessi, mi è sembrata la scelta giusta».
Dopo il test d’ingresso, Giulia ha incominciato il suo percorso in animazione classica, diplomandosi con un cortometraggio che descrive le situazioni abitative non convenzionali a Torino.
Il documentario Sottocasa. On my doorstep ha partecipato al Festival d’Annecy, il più importante a livello internazionale nel campo dell’animazione. Con il diploma in mano, Giulia è entrata nel mondo del lavoro: «Nel mio settore, si lavora di solito a progetti. Esistono siti specifici in cui visionare le offerte di lavoro, che vengono diffuse anche attraverso il passaparola, una volta che si entra nel giro. C’è parecchia competitività, soprattutto quando si è agli inizi: il mondo dell’animazione è come un’azienda, all’interno della quale si cerca di crescere», spiega. Dopo una serie di esperienze, nel 2015 Giulia si è trasferita per quattro anni in Germania, vicino a Stoccarda, per lavorare alla serie televisiva di Cartoon Network Lo straordinario mondo di Gumball, in onda sul canale televisivo Boing.
La grande occasione
Nel 2018 è arrivata la grande occasione: «Il mio sogno era approdare nel mondo dei film d’animazione: mi ero candidata per alcuni lavori, ma alla fine l’esito non era stato positivo, tanto che avevo quasi perso le speranze. Fino a quando ho saputo che lo Spa studios, lo studio del regista spagnolo Sergio Pablos, stava cercando figure per un nuovo progetto: ho deciso di provarci ancora una volta, ho inviato la candidatura, ho superato il test e sono partita per Madrid a ottobre 2018».
Per un anno ha fatto parte di una squadra di oltre duecento persone provenienti da tutto il mondo: «Sono stata scelta come assistente animatrice, con il ruolo di clean up artist. Klaus è un film d’animazione classico, con disegni fatti a mano, ma con una forte componente innovativa nell’uso delle luci. Il compito del mio gruppo era quello di delineare e rifinire i disegni degli animatori: è un ruolo di responsabilità, perché ogni personaggio e ogni dettaglio deve essere credibile nei volumi».
La soddisfazione è davvero tanta: «Da subito ho avuto la sensazione di fare parte di un progetto importante e la candidatura agli Oscar ne è la conferma. Nell’ultimo periodo si punta molto sui film d’animazione in tre dimensioni, ma il disegno classico ha un fascino unico: Sergio Pablos ha dimostrato che, anche in questo campo, si può andare oltre e puntare all’innovazione».
Il futuro
Dopo essere rientrata da qualche mese a Castagnito, Giulia guarda al futuro: «In questo momento sto valutando alcune opzioni per poter portare avanti incarichi a distanza. È molto stimolante muoversi in un ambiente internazionale, ma mi piacerebbe partecipare a progetti italiani, come penso molti miei connazionali che lavorano in questo campo. Il problema è che il nostro Paese continua a non puntare sull’animazione, anche se qualcosa si sta muovendo in piccole realtà di produzione». Al di là del luogo un aspetto è certo: «Non mi pongo limiti a livello professionale, ma continuerò sempre a disegnare: è la mia vocazione».
Francesca Pinaffo