PENSIERO PER DOMENICA – III TEMPO ORDINARIO – 26 GENNAIO
La prima domenica della Parola, fortemente voluta da papa Francesco, per una fortunata circostanza coincide con la proclamazione del brano di Matteo (4,12-23) in cui viene narrato l’inizio della predicazione di Gesù, a Cafarnao, sulla riva del mare di Galilea. Inizio giustificato con la citazione del testo di Isaia (8,23-9,3), proposto come prima lettura. Com’è noto, il primo Vangelo, indirizzato ai cristiani provenienti dal giudaismo, usa sovente passi dell’Antico Testamento per interpretare la novità di Gesù. Con riferimento alla ricorrenza, proviamo a cogliere nelle tre letture altrettanti aspetti della Parola.
Una Parola che getta luce sul mondo. È la parola di Isaia che, in un momento di profonda crisi riesce a scorgere segnali di un futuro migliore per quelle terre, nel mirino dell’esercito assiro. Ancora più luminosa la parola di Gesù: «Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino». Nella storia sta per avvenire una svolta epocale: non solo la fine della dominazione di una potenza terrena (i Romani!) come attendevano i suoi contemporanei, ma l’avvento del regno dei cieli. Anche oggi la storia del mondo può avere una svolta: la parola di Dio può trasmettere nuove speranze, oltre i progetti dell’uomo. Ma anche a livello interpersonale, la soluzione di tanti drammi di solitudine presuppone che qualcuno parli e ascolti chi ha vicino. Dio lo fa sempre. La Scrittura è a disposizione di tutti, ma “parla” solo se conosciuta, annunciata, meditata, commentata, possibilmente in un gruppo.
Una Parola che chiama. L’evangelista Matteo colloca sulle rive del mare-lago di Galilea la chiamata dei primi discepoli: due coppie di fratelli, Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. L’invito è a diventare “pescatori di uomini”, annunciatori di un Vangelo di speranza che va molto al di là dello sforzo per procurarsi pesci da mangiare e da vendere.
Una Parola che unisce. È quella evocata dall’apostolo Paolo, all’inizio della lettera ai Corinzi (1,10-13.17). Noi sappiamo che una delle motivazioni della lettera fu il tentativo di riportare unità all’interno della comunità, divisa in fazioni. Il fattore di unità indicato da Paolo è il Vangelo: se sensibilità personali e usanze pratico-liturgiche possono essere diverse, sulla Parola non ci si può dividere. Il Vangelo è uno solo ed è l’annuncio della salvezza grazie alla morte in croce di Gesù Cristo. Un messaggio molto attuale, in una settimana caratterizzata dalla preghiera per l’unità dei cristiani.
Lidia e Battista Galvagno