
Quello che si è verificato oggi, domenica 19 gennaio, caratterizzato da una magnitudo di 3,1 (scala Richter), non è il sisma più forte registrato nella storia del territorio Albese. Nel 1500, a fine 1700, nel 1800 e all’inizio del 1900 si sono infatti verificati terremoti più rilevanti dal punto di vista dell’energia espressa, con una magnitudo stimata di grado 5 della scala Richter. In epoca più recente, il terremoto del 2009 con epicentro a Pocapaglia, a 40 chilometri di profondità, ha sprigionato una magnitudo di 4,1.
In virtù di questi precedenti non troppo allarmanti, Alba è inserita nella zona sismica 4 (il grado più basso in una scala che va da 1 a 4), ovvero è considerata come un’area a basso rischio sismico. Per quanto riguarda complessivamente i Comuni piemontesi, alcuni sono classificati, come Alba (ma anche come Neive), in zona 4, altri, come quelli delle pianure alessandrine e delle montagne cuneesi, in zona 3, in quanto il loro rischio di subire un terremoto è lievemente maggiore (la classificazione sismica completa dei Comuni piemontesi è disponibile QUI).
Secondo uno scenario immaginato nel 2009 dal Dipartimento nazionale di Protezione civile, la possibilità che ad Alba si verifichi un terremoto di magnitudo 5 della scala Richter e 7 della scala Mercalli è una ogni 2475 anni. Un sisma del sesto grado della scala Mercalli potrebbe presentarsi ogni 475 anni, determinando, secondo le ipotesi, pochi crolli di edifici e 700 persone sfollate. Ogni 100 anni, invece, potrebbe riproporsi un terremoto poco intenso, del quinto grado della scala Mercalli, con 119 possibili abitazioni inagibili e 236 sfollati. Questi numeri vanno presi con le pinze in quanto si tratta di ipotesi, per di più effettuate senza una precisa conoscenza del patrimonio edilizio albese.
Enrico Fonte
