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Boxe e autismo uniti per battere inutili stereotipi

Gli ospiti di Angeli di Ninfa incontrano De Novellis, pugile della categoria pesi medi

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ASSOCIAZIONI  Angeli di Ninfa è un’associazione che si occupa di autismo, una patologia di difficile lettura, causata da fattori genetici e ambientali, con risvolti di sofferenza a livello relazionale, familiare e sociale. Il gruppo tenta d’introdurre i ragazzi autistici del territorio in contesti sociali stimolanti, integrativi ed emotivamente arricchenti. Uno dei progetti coinvolge Gazzetta d’Alba, sulle cui pagine viene pubblicata una striscia di fumetti al mese realizzata proprio dai ragazzi autistici.

Uno degli ultimi progetti associativi ha coinvolto, a fine febbraio, il mondo della boxe. Ad Asti in quei giorni si svolgeva l’incontro per il titolo italiano dei pesi medi.

Uno dei contendenti era il 39enne Carlo De Novellis, che prima del match ha voluto incontrare i ragazzi di Angeli di Ninfa. Spiega Antonella Cavallini, presidente dell’associazione: «Il pugile napoletano, da sempre in palestra con il papà Guido e l’inossidabile maestro Gerardo Esposito, a 39 anni ha affrontato ad Asti l’imbattuto 21enne Oliha Etinosa per il titolo italiano dei pesi medi. Ma la sua sfida è andata oltre il titolo e si è colorata di impegno sociale in favore dell’autismo. Ci siamo incontrati in un bar di Asti, scambiandoci esperienze e racconti».

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Ha aggiunto De Novellis: «Il pugilato campano è da sempre sensibile alle più ampie aperture affinché la pratica sportiva sia accessibile e praticabile da tutti. L’autismo e le altre disabilità hanno bisogno di ponti, non di barriere e di discriminazioni. Ma soprattutto, ambiamo a un’integrazione generale che solo lo sport può fornire. Perciò cogliamo l’occasione per chiedere, con questo incontro, l’impegno di tutti verso tutte le problematiche che rischiano di creare esclusione».

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Ha continuato Gerardo Esposito: «L’impegno di molte palestre e accademie napoletane da anni è instancabile. Ci siamo battuti quando alcuni medici vietavano la pratica sportiva a giovani affetti da autismo. Ne abbiamo fatto il nostro cavallo di battaglia e oggi rivolgiamo i nostri sforzi verso una piena e concreta integrazione. Il pugilato è confronto, a prescindere da ogni forma di disabilità». E conclude: «La nostra battaglia è orientata anche a sviluppare la boxe paralimpica. Far emergere questi argomenti in occasione della sfida per il titolo italiano è stata anche l’occasione di utilizzare un’efficace cassa di risonanza».

Matteo Viberti

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