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Coronavirus: i comunicati dei vescovi italiani e del Piemonte

Coronavirus: la posizione della Conferenza episcopale italiana

COMUNICATO della Conferenza episcopale Piemonte e Valle d’Aosta

TORINO Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri emanato il 4 marzo 2020 e le indicazioni dalla Conferenza episcopale italiana (riportate nel testo qui sotto) emanate il 5 marzo 2020, i vescovi della Conferenza episcopale Piemonte e Valle d’Aosta stabiliscono che fino al 15 marzo siano sospese tutte le attività formative e pastorali diocesane, zonali e parrocchiali, in modo particolare quelle concernenti minori, eccetto le celebrazioni liturgiche e gli appuntamenti di preghiera che caratterizzano il tempo di Quaresima, rispettando le precauzioni già indicate in precedenza e cioè che siano evitati gli assembramenti, sia garantito un accesso contingentato tale da determinare una distanza di almeno un metro tra i fedeli presenti all’interno dello stesso luogo di culto.

Cesare Nosiglia, Presidente Cep


COMUNICATO della Conferenza episcopale italiana

ROMA È in vigore un nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, finalizzato a definire in modo unitario il quadro degli interventi per arginare il rischio del contagio del coronavirus ed evitare il sovraccarico del sistema sanitario.

Il testo conferma le misure restrittive emanate il 1° marzo e destinate a restare in vigore fino a domenica 8 marzo inclusa – con le quali in tre regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) e in alcune province (Savona, Pesaro e Urbino) sono state stabilite limitazioni anche per i luoghi di culto, la cui apertura richiede l’adozione di misure tali da evitare assembramenti di persone. Alla luce del confronto con il Governo, in queste realtà la Cei chiede che, durante la settimana, non ci sia la celebrazione delle Messe.

Il nuovo decreto, inoltre, stabilisce – per l’intero territorio nazionale, fino al 3 aprile – la «sospensione delle manifestazioni, degli eventi e degli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro» (Dpcm, art. 1, b). Tra le misure di prevenzione, si evidenzia, in particolare, l’«espressa raccomandazione a tutte le persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro» (Dpcm, art. 2, b).

Nelle aree non a rischio, assicurando il rispetto di tali indicazioni in tutte le attività pastorali e formative, la Cei ribadisce la possibilità di celebrare la Messa, come di promuovere gli appuntamenti di preghiera che caratterizzano il tempo della Quaresima.

Le misure adottate mettono in crisi le abituali dinamiche relazionali e sociali. La Chiesa che è in Italia condivide questa situazione di disagio e sofferenza del Paese e assume in maniera corresponsabile iniziative con cui contenere il diffondersi del virus. Attraverso i suoi sacerdoti e laici impegnati continua a tessere con fede, passione e pazienza il tessuto delle comunità. Assicura la vicinanza della preghiera a quanti sono colpiti e ai loro familiari; agli anziani, esposti più di altri alla solitudine; ai medici, agli infermieri e agli operatori sanitari, al loro prezioso ed edificante servizio; a quanti sono preoccupati per le pesanti conseguenze di questa crisi sul piano lavorativo ed economico; a chi ha responsabilità scientifiche e politiche di tutela della salute pubblica.

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