La situazione nazionale: per la prima volta cala il numero dei malati

Coronavirus Piemonte, il numero dei guariti sale a dieci, diciassette nuovi decessi e 312 ricoverati in terapia intensiva

ROMA Ci sono voluti due mesi di emergenza e 40 giorni di lockdown: per la prima volta cala il numero dei malati di coronavirus in Italia. Una diminuzione minima nei fatti, solo 20 positivi in meno rispetto a domenica, ma consistente dal punto di vista simbolico anche perché si aggiunge ad una serie di segnali incoraggianti registrati lunedì 20 aprile: il totale dei ricoverati nelle terapie intensive che è il più basso da un mese (sono 2.573, 62 in meno del giorno prima), Umbria, Basilicata, Calabria e Sardegna non hanno avuto vittime e il numero dei malati scende in 12 Regioni, ma non in Piemonte e Lombardia dove la provincia di Milano è quella col più alto tasso di contagi in Regione e si registrano ancora 163 morti.

Tutti numeri e indicazioni che, però, non consentono di sciogliere il nodo sul quale da giorni si sta consumando il confronto sempre più acceso tra Governo e regioni sulle modalità della riapertura in vista del 4 maggio. Con l’esecutivo sempre più orientato per un avvio differenziato della fase 2 e i governatori del Nord in pressing affinché ci sia un’unica data per tutto il paese.

Come si ripartirà, dunque? Un dato da cui iniziare c’è e sono le analisi degli esperti che, ormai da giorni, ripetono che il dato complessivo italiano conferma la discesa dei contagi ma il virus continua a muoversi in maniera non uniforme, con alcuni territori che fanno molta più fatica di altri ad uscire dall’emergenza.

L’ultima è quella dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane coordinato da Walter Ricciardi, il consulente dell’Oms e del ministro della salute Roberto Speranza che è anche uno dei principali sostenitori della riapertura differenziata. Lo studio sottolinea che proprio la Lombardia, assieme alle Marche, sarà l’ultima regione ad avere zero nuovi casi, non prima del 28 giugno. Il Piemonte e il Veneto ci arriveranno il 21 maggio mentre molte altre regioni del Centro-sud tra la fine d’aprile e l’inizio di maggio.

Le proiezioni dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane sulle date plausibili da cui si inizieranno ad azzerare i nuovi casi di positività al coronavirus nelle diverse regioni

  • 21 aprile: Umbria e Basilicata
  • 26 aprile: Molise
  • 29 aprile: Sardegna
  • 30 aprile: Sicilia
  • 1° maggio: Calabria
  • 7 maggio: Abruzzo e Puglia
  • 9 maggio: Campania
  • 12 maggio: Lazio
  • 13 maggio: Valle d’Aosta
  • 14 maggio: Liguria
  • 16 maggio: provincia di Trento
  • 19 maggio: Friuli Venezia Giulia
  • 21 maggio: Piemonte e Veneto
  • 26 maggio: provincia di Bolzano
  • 29 maggio: Emilia-Romagna
  • 30 maggio: Toscana
  • 27 giugno: Marche
  • 28 giugno: Lombardia

Le conclusioni le tira il direttore scientifico Alessandro Solipaca. «Il passaggio alla fase 2 dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da regione a regione». Un concetto ribadito dal membro del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi: «Prevedo un network di misure sul territorio nazionale ma non posso escludere misure specifiche a livello regionale». Che è proprio il tema su cui da giorni montano le frizioni tra Governo e regioni. E tra gli stessi governatori. Perché se un’intesa sembra esserci sulla necessità di avere linee guida nazionali che devono poi esser adattate su ciascun territorio, lo scontro è sulle date delle riaperture.

Il presidente della Lombardia Attilio Fontana che definisce «quasi impossibile» gli zero contagi e ribadisce la sua contrarierà a qualsiasi regionalizzazione: «o siamo in grado di contenere il contagio, allora si apre tutti, o se non siamo in grado non c’è chi ‘è più o chi è menò. Perché se il contagio riprende anche da chi è meno è un rischio per tutti». Il sindaco di Torino Chiara Appendino gli fa da sponda chiedendo «che il Piemonte e la mia città possano ripartire insieme alle altre regioni». E con Luca Zaia che nel chiarire la volontà del Veneto di attendere le indicazioni degli scienziati e di non voler mettere a repentaglio la vita dei cittadini, ripete quel che dice da giorni: «noi siamo pronti».

Strategie diverse di pressing sul governo, così come quelle dei governatori del Sud, pronte a muoversi autonomamente: «l’Abruzzo non aspetterà il 4 maggio con le braccia conserte», dice il governatore Marco Marsilio e a bloccare gli arrivi dal Nord come ha fatto sapere ampiamente il presidente della Campania, De Luca.

Per decidere, il premier Giuseppe Conte attende per mercoledì la relazione del coordinatore della task force Vittorio Colao che dovrebbe contenere una serie di indicazioni concrete su lavoro, trasporti, mobilità,  ma intanto ha riunito i capi delegazione della maggioranza. L’idea che si fa strada è quella di aperture mirate e scaglionate, cercando però di non arrivare a uno scontro frontale con i governatori, a partire da Fontana, facendo leva sulle indicazioni scientifiche. E non è un caso, allora, che il capo delegazione M5s, Alfonso Bonafede, al termine della riunione ribadisca la necessità che la ripartenza garantisca la «piena sicurezza per tutti i cittadini» e sottolinei la necessità per tutte le istituzioni nazionali e locali di essere «unite e coordinate nell’applicare e declinare le misure nei singoli territori».

Ansa

 

Banner Gazzetta d'Alba