Coronavirus, Cirio: per la ripartenza bisogna pensare alle famiglie che lavorano e aprire gli asili nido

Coronavirus, Cirio sulla riapertura delle scuole: "Tutela dei ragazzi prioritaria. Si deciderà in base all'evoluzione del contagio"

TORINO «Non possiamo non pensare alle famiglie che, se tornano a lavorare, non sanno dove mettere i bambini. Questo è un dovere istituzionale e morale, lo dico anche da papà». Il governatore Alberto Cirio conferma, ai microfoni di Rai Radio uno l’ipotesi allo studio in Piemonte di riaprire gli asili nido. «Non possiamo pensare che ripartano le aziende senza che riparta un qualcosa di predisposto dalle Regioni o dallo Stato per assistere, per guardare i bambini durante l’orario di lavoro», aggiunge Cirio.

Ai microfoni di Radio uno Cirio aggiunge: «All’inizio della prossima settimana presenterò un disegno di legge che sospende tutta una serie di adempimenti burocratici in Piemonte. Il governo deve attuare in tutte le regioni il modello Morandi». Il governatore si dice anche «soddisfatto» del lavoro col Politecnico di Torino per mettere a punto la ripartenza. «Si tratta di un manuale concreto e pratico per riuscire ad operare».

Riguardo la possibile riapertura Cirio dice: «Il Governo eviti gli errori di inizio marzo, quando si facevano misure per contenere il virus che differivano da provincia a provincia, manco il virus seguisse i confini amministrativi». Secondo Cirio la fase 2 va organizzata per aree omogenee: «Non posso immaginare soluzioni e tempistiche diverse tra Lombardia e Piemonte, ad esempio, perché c’è una interconnessione di lavoratori, di aziende e di studenti che fa si che le due regioni debbano muoversi di pari passo. Guardiamo con grandi speranze alla data del 4 maggio. Gli ultimi dati ci dicono che il contagio zero in Piemonte sarebbe addirittura il 21 maggio, io ci spero…».

Il presidente del Piemonte, intervenendo a Radio uno parla anche delle mail in cui i medici di base segnalavano pazienti con sintomi riconducibili al coronavirus che sono andate perse, «deve essere una lezione per tutti. Quelle mail dovevano arrivare ai Sisp, i servizi di igiene nelle varie aziende localizzate nel Piemonte. È evidente che se i Sisp avevano 450 addetti e oggi ne hanno quasi 800, perché sono stati raddoppiati in poche settimane, è perché negli anni non si è intervenuto su questi aspetti e non si è mai investito».

Ansa

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